Valutare le piccole realtà commerciali: rischio di alta discrezionalità.

Capita durante la vita professionale, come nel caso di una vendita d’azienda oppure di quote societarie, l’esigenza di dover quantificare il valore dell’oggetto della cessione stessa. Molto spesso, nelle nostre realtà locali, oggetto di vendita sono attività commerciali di piccole dimensioni (bar, mercerie, tabaccherie, ecc.). Valutare queste piccole realtà utilizzando i metodi classici (flussi attesi, costo, metodi misti ecc.) potrebbe risultare problematico, mancandone a volte i presupposti. Il rischio nella valutazione di queste piccole attività potrebbe essere l’alto grado di discrezionalità. Risulta, pertanto, comunque necessario applicare un metodo ispirato a criteri di razionalità, in modo tale da riuscire a sostenere le scelte operate. Nella professione si fa spesso ricorso a metodi reddituali fondati su determinate grandezze alle quali applicare i moltiplicatori ritenuti maggiormente rappresentativi, tenuto conto del mercato di riferimento. Nella valutazione di questa tipologia di attività, si deve comunque considerare il profilo qualitativo dell’azienda, quindi, il suo posizionamento, la fidelizzazione della clientela, ecc. Spesso nella pratica, si procede, quindi, ad individuare i fattori significativi ai quali viene, poi, associato un moltiplicatore che va da un livello minimo (fattore scarso) ad un livello massimo (fattore elevato). A ciascun fattore viene assegnato un punteggio; si fa una una media ponderata dei punteggi per giungere, poi, a di determinare un moltiplicatore empirico da applicare alla grandezza economica ritenuta centrale. Laddove disponibili, ci si riferisce, poi, alle pubblicazioni o ai delle associazioni di categoria. L’obiettivo è quindi trovare il giusto valore, cercando di ridurre il più possibile il grado di discrezionalità.

Marco Bartolini - STUDIO RB
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