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Bambini e verdure.

Categoria: Nutrizione
Bambini e verdure.

Come Tom e Jerry, come cane e gatto: l’antitesi tra i bambini e le verdure è una lotta insanabile. Si tratta di una frattura vera e propria: come tutte le mamme sanno. Nonostante aeroplanini di broccoli e tentativi di camuffare le verdure in polpette e ragù, i bambini difficilmente accettano di buon grado i vegetali.
Le motivazioni che stanno alla base del rifiuto verso le verdure da parte dei nostri bambini potrebbero essere ben più radicate di quello che potremmo pensare, e non limitarsi semplicemente ai capricci.
Diversi studi e diverse constatazioni empiriche a nostra disposizione dimostrano che gli uomini e gli animali hanno sviluppato strategie di difesa dai veleni e dalle tossine del mondo vegetale: mi riferisco all’eliminazione del veleno stesso attraverso l’urto del vomito o la dissenteria o l’attivazione del sistema immunitario.
Un altro tipo di cautela viene adottato dagli animali, ma in misura minore anche dall’uomo: mi riferisco all’atteggiamento di circospezione e riserbo con il quale ci si avvicina ad una pianta, un frutto o un ortaggio finora sconosciuto. Questa prudenza la si ritrova soprattutto nei bambini: guardano quasi con sospetto le verdure che non hanno ancora assaggiato, storcono il naso, le assaggiano a piccolissimi bocconi e le sputano. Il comportamento schizzinoso dei bimbi verso il cibo viene chiamato neofobia (paura del nuovo). Sebbene sia un comportamento innato -dunque automatico, non razionale- esistono comunque dei fattori che possono peggiorare o migliorare l’avversione dei bambini verso alimenti che non conoscono, in particolare verdure.
Il comportamento dei genitori è fondamentale: un bambino imita più che obbedire; se costringete vostro figlio a mangiare i piselli e le zucchine che gli avete messo nel piatto non otterrete grandi risultati, ma se voi stessi mostrate che vi servite di verdura e la mangiate il bimbo sarà maggiormente indotto ad imitarvi.
Dopo lo svezzamento è importante introdurre gradualmente gli alimenti sconosciuti, proponendoli con diverse cotture, diversi colori e diversi abbinamenti: prima di rassegnarci al fatto che un cibo “non gli piaccia” dobbiamo fare almeno sei tentativi, proponendo quel dato cibo in forme e modi differenti.
Quando è più grandicello e saprà stare a tavola da solo (dopo i 3 anni) sarebbe opportuno fare in modo che lui stesso decida la porzione di cibo di cui servirsi, mettendo in tavola tante ciotole e piatti da portata con il cibo e permettendo a ciascun membro della famiglia di servirsi: niente porzioni preconfezionate, a beneficio dell’autoregolazione. Si tratta di ipotesi interessanti: ad esempio, dobbiamo pensare che su un intestino non completamente sviluppato come quello dei nostri bimbi la fibra contenuta nella verdura potrebbe causare non pochi mal di pancia. Proponendo la verdura passata al passaverdure potrebbe essere maggiormente gradita; mi raccomando: non frullatela. Se frullate il minestrone non eliminate la fibra: solo il passaverdure è in grado di farlo. Altra teoria non meno interessante riguarda il contributo energetico offerto dalla verdura: come ben sappiamo, i vegetali sono molto poveri di calorie, tanto che nelle diete dimagranti possono essere introdotti in abbondanza.
Un bimbo, però, è un esserino in rapida crescita che ha bisogno di molte calorie, molte proteine e molti grassi per crescere: le verdure sono troppo poco nutrienti per lui, e quindi potrebbe darsi che le rifiuti anche in virtù di una non completa adeguatezza nutrizionale rispetto alle sue necessità di crescita e sviluppo. Al contrario, la frutta è generalmente più gradita perché zuccherina: il gusto dolce è “sicuro”, non velenoso, e gli zuccheri sono un nutriente molto energetico. Le varie teorie per le quali i bambini storcono il naso verso gli ortaggi non devono comunque essere una giustificazione per il genitore: l’impegno di mamma e papà deve essere quello di fornire al bambino l’alimentazione più bilanciata possibile, che comprenda anche verdura ad ogni pasto. Essere consapevole dei motivi per cui nostro figlio fa i capricci deve spronarci a migliorare il nostro atteggiamento, non a gettare la spugna pensando che si tratti di un comportamento non modificabile.
Ad esempio, sapendo che la fibra può essere fastidiosa sull’intestino è bene impegnarci a proporre prima i vegetali meno fibrosi e dal gusto meno amaro: carote, zucchine, zucca, piselli, valeriana, crema di lattuga. Fondamentale è anche spingere il bambino a manipolare il cibo, cosicché prenda confidenza con esso: facciamogli mettere la spesa del fruttivendolo in frigorifero, facciamoci aiutare mentre cuciniamo, facciamogli annusare le pentole scoperchiate…
Diversi studi hanno confermato che il profumo del cibo è il carattere sensoriale che maggiormente incide nel determinare una reazione comportamentale nei bambini: se ha un buon odore lo assaggeranno, se ha un odore cattivo (o non ha odore, come la verdura cruda) sarà più difficile convincerli.
Sfruttiamo le erbe aromatiche, il trito di sedano-carota cipolla che soffrigge (in olio extravergine!), accostiamo delle verdure “difficili” (come i broccoli) a del pane tostato.
Ultimo consiglio: come vi ho accennato, è possibile che parte del rifiuto dei bambini sia dovuto allo scarso apporto in termini di macronutrienti delle verdure. Anziché essere un punto debole, facciamolo diventare un’arma vincente per noi: non “nascondiamo” le verdure nei sughi e nelle polpette pur di farle mangiare al nostro capriccioso, ma abbiniamole ad alimenti più densi di energia per invogliarlo ad assaggiarle.
Qualche esempio? Un’insalata di carote crude con pinoli tostati; spinacini ripassati in padella con sesamo e uvetta; zucchine gratinate al forno con dell’ottimo parmigiano in scaglie; maionese rigorosamente fatta in casa e freschissima con cavolo cappuccio tagliato fine.

 

Dott.ssa Azzurra Fini
Biologa Nutrizionista
Tel. +39 328 8633173