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Sonniferi, antidepressivi, ansiolitici

Categoria: Psicologia
Sonniferi, antidepressivi, ansiolitici

Spesso e volentieri noi definiamo la società in cui viviamo come la “società dei problemi”: problemi di lavoro, problemi di coppia, problemi con i figli, con gli amici, con i vicini, problemi con l‘alimentazione, con il sonno, con l’ordine, con gli obiettivi di vita. Definendoli tali, però, siamo portati a dare loro un’accezione esclusivamente negativa quando, invece, in realtà questi eventi sono esperienze pressoché inevitabili, necessarie alla propria crescita personale. Conseguentemente a questo, uno dei modi più frequenti per affrontarli è deviarne l’attenzione (e non mi riferisco solo ai vari abusi come possono essere quelli relativi all’alcool, al gioco o alle droghe). Come, dunque? Semplicemente attraverso l’uso di pasticche, di farmaci in generale che ci illudono di poter risolvere magicamente qualsiasi difficoltà. Ho problemi di sonno? Prendo un sonnifero! Il mio partner mi ha lasciato? Un antidepressivo è la soluzione Mi sento stressato? Ecco l’ansiolitico! Con ciò non voglio minimamente negare l’esistenza di medicine salvavita, di farmaci fondamentali per la guarigione da precisi sintomi o patologie, di malattie che richiedono un trattamento psicofarmacologico ben preciso per la loro gravità da cui non si può prescindere per pianificare un percorso psicoterapico. Ma la troppa superficialità riguardo al loro utilizzo sta creando un mondo, ultimamente, sempre più pieno di gente dipendente ed intossicata che, alla fine dei conti, non ha alcun tipo di beneficio. Anche nel mio lavoro di psicoterapeuta, nonché nella mia quotidianità, incontro frequentemente molti che, pur di non mettersi in gioco, scelgono di farsi la falsa aspettativa che ci sia una soluzione “comoda e ingeribile” per ogni malessere emotivo e non. Davvero si crede realmente di essere forti agendo così? Lasciarsi andare alle proprie emozioni è così drammatico? No, signori! Se, come hanno ribadito in tanti, l’uomo è un “animale sociale” (il primo fu Aristotele nel IV secolo a.c.) non ci si può illudere di risolvere tutto come se l’altro non esistesse, bensì si dovrebbe effettivamente chiedere aiuto al prossimo, anche se quest’ultimo non fa parte della cerchia più stretta della propria sfera di rapporti anche perché proprio lì, spesso e volentieri, trova fondamento la vera causa del problema. A questo punto lo psicoterapeuta non deve rappresentare un qualcosa da evitare, una bandiera di resa, una sconfitta, ma l’inizio di un percorso che può portare a delle grandi e soddisfacenti vittorie personali, cosa che una semplice pillola solo utopisticamente può dare.

 

Dott. Barbabella Giuliano
Psicologo – Psicoterapeuta
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Per appuntamento: 339. 21 89 490