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L’uso distruttivo dell’esclusione: da un’apparente difesa ad una reale limitazione di sé

Categoria: Psicologia
L’uso distruttivo dell’esclusione: da un’apparente difesa ad una reale limitazione di sé

Se escludere vuol dire selezionare e scegliere, allo stesso tempo può implicare anche il non accettare, il non riconoscere, il lasciar fuori qualcosa o qualcuno. Ma che cosa o chi non accettiamo? Il diverso! E, il diverso da chi? Da noi stessi! Del resto, spesso e volentieri, il parametro che utilizziamo per valutare l’altro è in rapporto alle somiglianze con il proprio sé, utilizzando per tale scopo schemi che rappresentano delle lenti che mettiamo virtualmente per vedere le persone o le situazioni nel modo a noi più noto. Purtroppo con ciò non arriviamo mai a conoscere quest’ultime come sono veramente, innalzando quelle barriere che daranno poi linfa vitale ai vari stereotipi e pregiudizi. Il diverso fa paura, pena, rabbia, da fastidio perché ci destabilizza, ci costringe ad uscire fuori dalle nostre cucce comode, dai pensieri prefabbricati, dalle immagini rassicuranti passate al photoshop. Il giallo, il nero, il rifugiato, il povero, l’obeso, il disabile, il gay. Tutto quello che non conosciamo, che è altro da noi, ci fa sentire in pericolo. E’ lo scarto delle nostre certezze, il cono d’ombra in cui non vogliamo entrare. Per tale motivo, passiamo la nostra vita ad omologarci, a scacciare ciò che è ignoto, a cercare una utopistica uguaglianza. Gli stessi vestiti, gli stessi corpi atletici, le stesse opinioni, ecc. Provare ad essere uguali ci da la falsa percezione di essere migliori, più forti, più giusti, pur rappresentando, senza capirlo, la nostra maggiore condanna, visto che, sforzarci di essere ciò che non siamo è soltanto una straordinaria perdita di tempo. Rinnegare la diversità è dunque rinnegare noi stessi. Perché? Semplicemente per il fatto che ognuno di noi è unico, sia nel modo di vivere che di percepire le cose, negli atteggiamenti ed esperienze e conseguentemente è, appunto, diverso dall’altro. La diversità, pertanto, non va temuta, ma difesa, nutrita, accudita, pur se a volte ci fa sentire soli e sbagliati. La diversità è una qualità fantastica che rende ciascuno speciale ed arricchisce la società. Anche la storia e la natura ci dovrebbero aver insegnato quanto la diversità sia necessaria! I grandi imperi non sono crollati quando hanno imposto le proprie usanze ai popoli conquistati senza provare ad integrare le loro culture? Se in un villaggio si decidesse di coltivare solo un cereale invece che più qualità, gli agenti atmosferici o parassitari non avrebbero sicuramente più possibilità di distruggerlo? Tutti hanno bisogno della diversità per celebrare la propria individualità! Siamo tutti uguali ma ognuno di noi è diverso nella sua complessità. Questa è, per me, la grande verità. La distinzione tra normalità e diversità pertanto, a mio parere, non ha così ragione di esistere perché la normalità è diversità! In conclusione, quest’ultima rappresenta una grande ricchezza che ci permette, come detto a più riprese, di crescere e imparare. Se fossimo tutti uguali non ci sarebbero mai discussioni, nessuno mangerebbe qualcosa di nuovo, nessuno più viaggerebbe e via dicendo. Immaginate che vita noiosa! Al prossimo mese.

 

Dott. Barbabella Giuliano
Psicologo – Psicoterapeuta
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