L’intelligenza cognitiva e emotiva: due facce della stessa medaglia.
Categoria: PsicologiaIn genere quando si parla di intelligenza ci si riferisce quasi esclusivamente a qualità prettamente cognitive, se non addirittura a quantità di informazioni. Erroneamente si pensa che la persona intelligente sia quella capace di apprendere tanto, di eseguire calcoli complessi o di usare un linguaggio ricercato che palesa una buona conoscenza. Ma l’essere umano è fatto solo di pensieri? Quest’ultimi sono correlati ad una componente fondamentale: l’emozione e, di conseguenza, l’intelligenza cognitiva è strettamente legata, a mio avviso, ad un’altra basilare forma di intelligenza: l’intelligenza emotiva. Tale termine è stato coniato per designare proprio quell’aspetto dell’intelligenza deputato al riconoscimento ed alla gestione delle proprie e altrui emozioni. Essa comprende un insieme di abilità tra cui innanzitutto la capacità, da parte della persona, di saper identificare le sue emozioni e di saperle esprimere in modo adeguato, il che significa che l’elemento centrale in essa è l’autoconsapevolezza. Questa rappresenta il fondamento riguardo alla possibilità di controllare se stessi e le proprie reazioni. Infatti, se siamo consapevoli di ciò che proviamo possiamo decidere di non agire spinti dall’impulso di quell’emozione, ma di scegliere, invece, dei modi più costruttivi per esprimere il vissuto che ci sta pervadendo. L’utilizzo di strategie adattive per fare fronte alle situazioni stressanti può essere visto come un’espressione dell’intelligenza emotiva e, in particolare, in riferimento all’autoconsapevolezza di cui parlavo in precedenza. Basta pensare, ad esempio, a tutte quelle modalità comportamentali di distrazione (guardare la TV, leggere un libro, chiamare un amico) o di sublimazione (sfogarsi in palestra o fare qualche sport, uscire a fare una passeggiata o una corsa, etc) che spesso possono essere messe in atto per controllare degli stati emotivi negativi dovuti a fattori in quel momento non direttamente modificabili. Le emozioni non si devono reprimere. Reprimerle o comunque non volerle vedere significa non accettarsi per come siamo, negare una parte di noi stessi. Ecco quanto sia necessario per l’intelligenza emotiva il senso di accettazione e di autoconsapevolezza di sé e il coraggio di mostrarsi per quello che si è e non per quello che si desidera essere. Intelligenza cognitiva ed emotiva sono entrambi fondamentali e contribuiscono, ognuna per la propria parte, alla costruzione di un equilibrio intrapsichico e interrelazionale. Poiché, però, ad essere realisti ci si rende conto che un perfetto equilibrio tra le due è utopistico, ciò che diventa auspicabile è coltivare i propri interessi cognitivi ed imparare a conoscere le proprie emozioni senza alcun tipo di soffocamento di quest’ultime in modo che si crei così un dialogo continuo tra i due tipi di intelligenza, senza che l’una sovrasti l’altra. Al prossimo numero.