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LA VITAMINA D. LA VITAMINA DEL SOLE.

Categoria: Nutrizione
LA VITAMINA D. LA VITAMINA DEL SOLE.

Già negli anni ’20 si osservò che i bambini affetti da rachitismo, se esposti alla luce ultravioletta o ai raggi solari guarivano.
Il rachitismo è una malattia caratterizzata da un’inadeguata mineralizzazione delle ossa e della cartilagine: le ossa risultano quindi molli e si incurvano a causa del peso del corpo.
Fu subito chiaro che esisteva un fattore che grazie alla luce si trasformava nella sua forma attiva, fondamentale per il metabolismo dell’osso: la vitamina D.
La vitamina D è una vitamina liposolubile, ed esiste in 2 forme: l’ergocalciferolo (vitamina D2) e il colecalciferolo (vitamina D3), quest’ultimo si forma nella pelle in seguito all’esposizione alla luce solare. È chiaro quindi che questo nutriente diventa essenziale solo in caso di scarsa esposizione al sole.

Funzioni
Da sempre considerata una vitamina, in realtà sarebbe più corretto classificarla come un ormone poiché, la sua forma attiva, agisce controllando l’espressione di alcuni geni (caratterista propria degli ormoni e non delle vitamine).
La vitamina D stimola l’assorbimento intestinale del calcio e del fosforo, il riassorbimento nei reni del calcio, i processi di mineralizzazione ossea e la differenziazione di alcuni tipi di cellule.
Infatti, a differenza di quanto si crede lo scheletro non è una struttura statica: è continuamente rimodellato, perde continuamente minerali, ed è questo il motivo per cui calcio e fosforo devono essere sempre disponibili per il suo benessere.

Fonti e Fabbisogno
La vitamina D è contenuta in quantità apprezzabili in pochi alimenti di origine animale: fegato di merluzzo, pesci grassi (salmone, aringa), latte intero, burro, uova, alcuni formaggi a pasta dura.
È una vitamine stabile: la cottura e i processi di produzione non ne modificano l’attività. Tuttavia, la luce ultravioletta, rispetto agli alimenti, è molto più importate per questa vitamina: nei cibi si trovano i precursori (provitamine) che necessitano della luce per attivarsi.
Nei climi temperati, fino all’80% del fabbisogno di vitamina D è garantito dall’irradiazione solare, mentre il restante 20% proviene dall’alimentazione.

Sono diversi i fattori che condizionano la sintesi di vitamina D:
Età: gli anziani ne producono circa il 30% in meno.
Fototipo, cioè il colore della pelle: più è scura, meno vitamina è sintetizzata.
L’uso di creme protettive che possono ridurre fino al 97% la sintesi cutanea.
Il tessuto adiposo sequestra questa vitamina: i soggetti obesi hanno un rischio maggiore di una sua carenza.
Segni di carenza di vitamina D sono una riduzione della concentrazione nel sangue di calcio e fosforo, scarsa mineralizzazione dello scheletro (che si manifesta nelle forme gravi con il rachitismo nei bambini e osteomalacia nell’adulto), debolezza muscolare, deformazione delle ossa, dolori, aumentato rischio di infezioni, sudorazione eccessiva, inappetenza e irritabilità.
La carenza di vitamina D, può sfociare in una vera e propria disabilità del soggetto.
L’insufficienza di vitamina D

colpisce quasi interamente la popolazione italiana anziana (sia per la scarsa esposizione solare, che per squilibri dietetici) e il 50% dei giovani nei mesi invernali. Durante la stagione invernale (o nei periodi di forte inquinamento ambientale) le ore di sole sono molto poche e chi è costretto a stare chiuso in uffici, fabbriche e scuole, passa spesso intere settimane senza esporsi alla luce solare e quando questo avviene, generalmente nel fine settimana, si è talmente racchiusi in cappotti, sciarpe e guanti che il sole non riesce a raggiungere la pelle per l’attivazione della vitamina D.
Una passeggiata al mare, in montagna, nel fine settimana è tutto quello che serve per fare la giusta “scorpacciata settimanale” di vitamina D.

 

Dott.ssa Azzurra Fini
Biologa Nutrizionista
Tel. +39 328 8633173