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La noia: una emozione da cui fuggire o da accogliere?

Categoria: Psicologia
La noia:  una emozione da cui fuggire o da accogliere?

Nel linguaggio quotidiano un termine sembra aver perso ormai di rilevanza. Si parla tanto a sproposito di mal di vivere, di apatia o di depressione ma non più semplicemente di noia. Eppure ci sono delle notevoli differenze. La noia è uno stato d’animo che prova un individuo che tendenzialmente vorrebbe essere attivo ma che è posto o si pone in una condizione di “stallo emotivo”. In altre parole, una persona si annoia perché crede di non poter fare qualcosa di stimolante nell’immediato, mentre l’apatico, il depresso o il cosiddetto “malato di vivere” è immobilizzato dalla condizione che non ci sia nulla di interessante da mettere in atto in questo mondo. La noia è ciò che si prova quando dentro di noi si muovono contemporaneamente due aspetti: da un lato il costante bisogno di fare qualcosa, dall’altro il non sapere cosa. E’ come se provassimo fame senza la consapevolezza di quale cibo mangiare o come se avessimo il motore acceso ed il pedale pronto sull’acceleratore senza, però, sapere dove andare. L’annoiato sperimenta uno stato di sospensione che limita la percezione di sé, degli altri e di ciò che lo circonda. La sua idea centrale è il non aver nulla da fare e, allo stesso tempo, la pesante certezza che sperimentarsi in chissà che sarebbe troppo faticoso e deludente per giustificare lo sforzo. Da tutto questo, dunque, sembrerebbe che la noia sia totalmente negativa, anche se, come spesso ho dimostrato, l’apparenza inganna! Innanzitutto, a mio avviso, può essere vista come una emozione-sentinella che emerge quando il contesto di vita e le relazioni di un soggetto smettono di rispondere ai suoi bisogni emotivi e ripetono rigidamente routines che, in precedenza, risultavano soddisfacenti. Ma proprio rivestendo tale ruolo essa non ci potrebbe aiutare a mettere in allerta rispetto alla necessità di operare un cambiamento nelle modalità con cui ci rapportiamo al nostro contorno di vita ed a noi stessi? Come? Tramite la nostra creatività! L’uomo è da sempre una potenziale vittima della noia, fin dall’età delle caverne dove i lunghi tempi di inattività risultavano probabilmente insopportabili per un individuo pronto all’azione e ricco di curiosità. Così, in una giornata di pioggia anche in una caverna della preistoria ci si poteva annoiare a tal punto da iniziare, però, a disegnare sulla pietra per rievocare l’ultima caccia (ecco i graffiti: la prima forma di arte della storia) o a costruire nuovi utensili con quello che la natura metteva a disposizione (ecco le prime armi, le prime posate, ecc). La noia è creativa e, se usata in modo giusto, può “partorire” il talento! Contattarla in modo sano restituisce, se si vuole, una bussola importante per modificare in meglio la propria vita. Pertanto non si deve necessariamente fuggire quando la si vede all’orizzonte, è possibile venirne a patti semplicemente restando in silenzio e, imparando ad assecondarla, aumentiamo la nostra creatività, un talento che sta alla base della libertà e crescita individuale. Permettevi, pertanto, pure di annoiarvi! Buona Estate!

 

Dott. Barbabella Giuliano
Psicologo – Psicoterapeuta
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