Magazine di notizie, attualità, cultura, viaggi e tradizioni

La condivisione: un’arma a doppio taglio.

Categoria: Psicologia
La condivisione:  un’arma a doppio taglio.

Quando ci accade qualcosa di estremamente positivo o soprattutto negativo che, a nostro avviso, minaccia il proprio benessere o ostacola il raggiungimento di alcuni obiettivi significativi, l’impatto emotivo diventa difficile da padroneggiare, innescando pensieri disfunzionali su noi stessi e sul mondo che ci circonda. Ma allora come possiamo fare a non sentirci completamente sopraffatti dalle emozioni che ci stiamo vivendo? Cercando di provare a regolarle, cosa che può permettere al soggetto di adattarsi maggiormente alla società ed alle sue regole. Senza tale operazione prevarrebbero la “rabbia cieca”, il “desiderio cieco”, il panico o l’onnipotenza, tutti aspetti per cui gli individui perderebbero la testa lasciandosi trascinare dalle emozioni e non più considerando le conseguenze delle proprie azioni. Ma come si può mettere in atto tale regolazione? Esistono diversi modi: alcuni meno funzionali come l’evitamento, la chiusura in se stessi, la soppressione dell’emozione stessa, altri, invece, sulla carta, positivi come la condivisione sociale. Essa consiste nel parlare con altri di una propria esperienza o vissuto con l’intenzione esplicita di ricevere aiuto, conforto, comprensione, attenzione, chiarificazioni o interpretazioni differenti. Esprimere i pensieri e le emozioni connessi a qualunque evento negativo o estremamente positivo che sia, ha effetti importanti tra cui attenuare proprio l’impatto destrutturante di ciò che è successo, riducendo l’entità della ruminazione o dell’euforia eccessiva e favorendo l’individuazione oggettiva di strategie di problem solving. Ma perché prima, allora, ho scritto che “sulla carta” la condivisione può essere un modo positivo per regolare le emozioni? Può anche risultare destabilizzante per la persona? Certo che si! Come tutti gli eccessi in generale, anche la troppa condivisione può risultare nociva contribuendo a far perdere i propri confini, il proprio senso di identità e di valore personale, permettendo di arrivare a situazioni di simbiosi ed invischiamento. La società odierna con la sua tendenza a porre in primo piano il bene comune ha, senza volerlo, contribuito all’incremento di tali fenomeni, con la spartizione delle risorse che non significa anche spartizione del proprio Io. Si vedano per questo, come esempio portante, i social network che negli ultimi anni sono entrati prepotentemente nelle nostre vite e che, al di là del fatto di aver anche semplificato quest’ultime, nonché creato nuove opportunità, allo stesso tempo, non hanno però aiutato, pure per un loro uso inappropriato, a non creare manifestazioni di invischiamento globale in cui tutti sanno di tutti senza più alcuna demarcazione tra sé e l’altro. Viviamo nell’epoca della comunicazione istantanea, dell’accessibilità totale, ma non sempre ci ricordiamo quanto la dimensione del privato è soprattutto quella che costituisce e caratterizza l’essere umano in quanto tale. Per questo serviamoci della condivisione come supporto ma non come dogma o regola di vita o come strumento per annullare se stessi, mettendo in primo piano esclusivamente l’altro, che, oltretutto, in tal modo arriverebbe a rappresentare non più una risorsa ma un limite. Al prossimo mese.

 

Dott. Barbabella Giuliano
Psicologo – Psicoterapeuta
Studio in Orvieto: Piazza Marconi, 1
Studio in Perugia: Via del Bovaro,19
Per appuntamento: 339. 21 89 490