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IL TUO STUDIO DENTISTICO: quanto vale?

Categoria: Fisco
IL TUO STUDIO DENTISTICO: quanto vale?

Iniziamo con questo primo articolo una serie di approfondimenti sulle cessione, acquisizioni e aggregazioni di imprese/professionisti. Oggi esaminiamo quello degli studi dentistici.
Sempre più numerosi professionisti, infatti, stanno manifestando l’interesse verso dei progetti di acquisizione o di aggregazione, al principale fine di acquisire nuove competenze e specializzazioni.
Altri professionisti possono esseri spinti banalmente dall’avanzare dell’età anagrafica e, pertanto, dal passaggio generazionale oppure dalla necessità di riorganizzare la propria struttura professionale.
Qualunque sia la motivazione, lo step iniziale per far incontrare la domanda e l’offerta è l’attribuzione di un valore all’attività professionale; nel presente caso, quindi, assegnare un valore allo studio dentistico.
Si deve necessariamente premettere che l’assegnazione di un valore è un’operazione strettamente connessa alle caratteristiche dello studio dentistico nonché ovviamente al rapporto fiduciario dentista-cliente.Nella pratica, i principali metodi valutativi per gli studi professionali sono: il metodo reddituale, in cui la stima del valore economico avviene mediante l’attualizzazione (ad un determinato tasso) dei flussi di reddito attesi; il metodo finanziario, dove si calcola, invece, il valore attuale dei flussi di cassa futuri attesi.
Una valutazione così strutturata presenta un elevato livello di razionalità e permette, quindi, di limitare il più possibile la soggettività del valutatore stesso.
La valutazione di uno dentistico dovrà comunque tenere conto della sua forma: individuale oppure studio associato o ambulatoriale.
Il metodo valutativo più adatto per l’attività odontoiatrica, comunque, risulta essere quello misto, in cui viene combinata la metodologia reddituale e il metodo dei multipli di mercato.
Nell’atto pratico, si procederà normalizzando i conti economici del periodo di riferimento (generalmente gli ultimi tre anni). Si determinerà il reddito prima delle imposte, depurato di quei ricavi e costi non inerenti all’attività (es. i costi straordinari). Il reddito così calcolato viene poi attualizzato nel breve/medio periodo. Per calcolare il tasso di attualizzazione si utilizza il modello C.A.P.M. (Capital Asset Pricing Model), che tiene conto, nella sua determinazione, di diversi fattori di rischio (ad esempio, se si cedessero soltanto i pazienti, senza cedere l’intera struttura, il rischio sarebbe maggiore e ciò inciderebbe sul tasso si attualizzazione e conseguentemente sulla valutazione finale. Evitiamo qui, per ragioni di opportunità, di descrivervi il metodo matematico.
Si rende poi necessaria una normalizzazione dei conti economici previsionali.
Ottenuto il valore dell’attività attraverso la metodologia reddituale, si dovrà determinare il multiplo (tenuto conto dei costi, dell’organizzazione, del marchio, della localizzazione, ecc.) da applicare al fatturato dell’attività. Si procederà quindi al confronto dei valori derivanti dalle due metodologie di valutazione.
Il valore finale, poi, dovrà comprendere, o non, il valore delle attrezzature.
Sta a voi, ora, decidere se vendere, comprare oppure, perché no, aggregarvi!

 

Marco Bartolini - STUDIO RB
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