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Il “no” come segno dell’affermazione di sé? Si, ma solo se non se ne abusa eccessivamente!

Categoria: Psicologia
Il “no” come segno dell’affermazione di sé? Si, ma solo se non se ne abusa eccessivamente!

Il “si” e il “no” sono parole piccolissime, ma hanno un grande potere nel determinare la nostra vita. Tracciano le delimitazioni fisiche ed emotive delle nostre relazioni e determinano la nostra storia personale attraverso i continui bivi che ci pongono davanti. Saper modulare le proprie risposte è un elemento chiave di quella che chiamiamo assertività, cioè la capacità di affermarci come individui tramite le scelte che siamo costretti a fare continuamente. Come avevo sottolineato nell’ultimo articolo, un atteggiamento aperto e affermativo è, per certi aspetti positivo, ma l’assenso costante può sfociare in un annullamento del senso di sé. Questo non vuol dire naturalmente che passare all’estremità opposta, il dire di “no” a tutto, non produca gli stessi effetti, anzi. Se il dire sempre di “si” paradossalmente, allontana dagli altri, pensate il contrario. Oltretutto il “no” ad ogni cosa è inumano e produrrebbe la chiusura più rigida e completa al mondo ed a noi stessi. Sebbene ci possa dare superficialmente una forte sensazione di onnipotenza, rappresenterebbe una vera e propria fuga dalla realtà con lo scopo di non voler affrontare alcun tipo di problema e di conseguenza produrrebbe un ancora più forte annullamento del senso di sé. Dire dei “no” giusti ci aiuterà ad affermare il senso di libertà e di indipendenza e con essi la consapevolezza riguardo la nostra identità. Dire di “no” stressa, è vero, ma se si pensa che ciò può avere un preciso significato, tale sensazione può diminuire considerevolmente. Questo perché nella quotidianità, presi da mille cose, non ci fermiamo mai a pensare al fatto che ogni cosa che noi diciamo o facciamo è importante. I “no” svolgono funzioni importantissime che vanno dall’ esigenza di salvaguardare la sicurezza nostra e dell’altro (vedi il “no” giustificato del genitore al figlio) e dal consolidare il concetto di limite in modo non distruttivo, all’imparare ad accettare e stare nella frustrazione e nella regola, nonché a maturare la nostra propensione all’autonomia. Il “si” e il “no” sono due facce della stessa medaglia e la medaglia è l’affermazione della nostra volontà genuina, della capacità di scegliere e consolidare la nostra personalità, stabilendo quelli che sono i confini. Quest’ultimi, che definiamo attorno a noi, a loro volta ci definiscono, ed essere ben definiti, ci permette di ricoprire con decisione il nostro ruolo nel mondo. Ecco allora il senso della consapevolezza del sentirsi di esserci in vero sé. E poi i confini che definiamo ci proteggono, si, dal di fuori, ma anche da noi. Dire di “si” quando vuoi davvero dire di “si” e dire di “no” quando vuoi davvero dire di “no” è un atto di amore e di rispetto verso se stessi e di onestà verso gli altri e una risorsa essenziale per realizzare rapporti soddisfacenti in tutti i campi, oltre ad essere uno dei più elevati segnali di dignità personale.
Al prossimo numero e tanti auguri di buone feste a tutti.

 

Dott. Barbabella Giuliano
Psicologo – Psicoterapeuta
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