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Essere Psicoterapeuti: tra pregiudizi, stereotipi e falsi miti.

Categoria: Psicologia
Essere Psicoterapeuti: tra pregiudizi, stereotipi e falsi miti.

Spesso e volentieri mi imbatto in gente che senza mai aver avuto l’occasione di parlare con uno psicologo o psicoterapeuta che sia, immaginano di aver davanti degli indagatori, dei giudici inclementi riguardo alle loro debolezze, dei manipolatori il cui fine è produrre un “lavaggio del cervello” o dei tuttologi perfetti che, non avendo alcun tipo di problemi, sono capaci di risolvere tutto. Ciò che il terapeuta può comprendere è semplicemente quello che il paziente decide di mostrare di sé ed il suo scopo ultimo non è curiosare nella vita di esso, ma aiutarlo a capire se stesso nella sua vita. Inoltre non ha l’intento di manipolare né di sottomettere la volontà di chi è con lui in seduta visto che il soggetto non viene obbligato a fare niente che non voglia realmente affrontare. Rispetto poi al fatto che l’analista non deve avere problemi ed essere perfetto, per caso, secondo voi, esistono persone perfette? Decisamente no! Anche esso, in quanto essere umano è imperfetto e limitato ed è normale che debba anche lui fronteggiare quotidianamente problematiche personali, passate o presenti. E’ fondamentale, però, che in terapia sia consapevole di quest’ultime e sappia tenerle sotto controllo in modo da vedere quando essi inizino ad interferire con l’efficacia del lavoro svolto. Per di più, la maggior parte dei professionisti del mio settore, me compreso, si è sottoposta o si sottopone ad una psicoterapia individuale per conoscere ancor meglio se stessi e le proprie debolezze, nonché per affrontare quei vissuti che possono alla lunga costituire una rampa di lancio per concepire quelli di coloro che gli chiedono una mano. Da qui colgo anche l’occasione per rispondere a coloro che sostengono di poter essere aiutati solo da chi ha avuto le stesse difficoltà. Signori, anche questo è un falso mito! Non è necessario aver avuto i medesimi problemi per sostenere qualcuno, ma è importante, altresì, acquisire la predisposizione a farlo. Avere una sensibilità più accentuata (conseguenza anche di un lavoro su se stessi) riguardo a certe dinamiche interne ed al loro significato, può rendere capaci di carpire in profondità la sofferenza ed il disagio di chi si ha davanti. Vedete, perciò, un qualcosa di così extraterrestre o anormale nella figura dello psicoterapeuta? L’interesse di esso non è giudicare, ma assistere nel miglior modo possibile chi richiede la sua presenza e, oltretutto, se si crede nel cambiamento è perché uno è il primo ad aver cercato di attuare un percorso di miglioramento. Non si può chiedere ad altri di essere coraggiosi nel combattere i propri scheletri se non si è stati già coraggiosi noi stessi nel farlo o nel domandare aiuto per metterlo in pratica. Concludendo signori, anche lo psicoterapeuta può chiedere aiuto per poi darlo e quale più significativo segnale ciò può rappresentare rispetto alla sua umanità? Al prossimo mese.

 

Dott. Barbabella Giuliano
Psicologo – Psicoterapeuta
Studio in Orvieto: Piazza Marconi, 1
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Per appuntamento: 339. 21 89 490