Come il dire sempre “si” agli altri porta a dire un “no” a noi stessi.
Categoria: PsicologiaQuante volte ci è capitato di fare qualcosa che non volevamo fare, solo per timore del giudizio altrui? Essere collaborativi, fare dei favori è senz’altro positivo, purché venga in modo spontaneo o se ne abbia voglia. È naturale che se non mettessimo mai in pratica il detto “oggi per te e domani per me”, le relazioni sociali risulterebbero deteriorate, nonché inesistenti. Il problema è che spesso si esagera e si finisce per dire di “si” a tutto ciò che gli altri ci chiedono, ci propongono o addirittura ci impongono. È proprio quello il momento in cui si rischia seriamente di perdere noi stessi poiché si mettono da parte i nostri desideri, i nostri criteri personali. Cosa può stare alla base di un simile atteggiamento? Sicuramente la paura del rifiuto e il desiderio di approvazione e di consenso da parte degli altri. Del resto, risultare ben accetti e non rifiutati, oltre ad essere una cosa ampiamente piacevole, è anche necessaria per certi aspetti. Si guardi ad esempio se già ai tempi dell’uomo delle caverne il gruppo ci avesse rifiutati. Sicuramente saremmo stati divorati dalle belve feroci che ci circondavano. Di conseguenza, l’approvazione possiede una sorta di vantaggio evolutivo che è rimasto registrato nel nostro codice genetico e che ci fa agire in un modo che oggi, però, non è così funzionale in tutti i contesti del quotidiano. È vero che può risultare difficile in specifiche situazioni o contesti rispondere in modo negativo a qualcuno (vedi sul posto di lavoro quando il proprio capo ci chiede qualcosa o in famiglia e nelle relazioni significative) ma dobbiamo essere consapevoli riguardo al combattere l’idea di dover continuamente voler piacere a tutti o la paura che un “no”, seppur motivato costruttivamente, possa farci perdere una persona significativa, nonché il pensiero di doverci sentire a tutti i costi necessari per chiunque per contrastare il timore di rimanere o sentirsi soli. Il dire continuamente “si”, oltre ad allontanarci da noi stessi, può paradossalmente allontanare l’altro più che avvicinarlo. Spesso e volentieri nel rispondere costantemente in modo positivo per non fare arrabbiare o deludere si arrivano a sopportare molti atteggiamenti che non accetteremmo mai nel nostro modo di essere e questo alla lunga non porterà ad esplosioni o implosioni con consequenziali chiusure o distacchi da tutto ciò che ci circonda? Si arriva a temere così tanto il rifiuto che alla fine si riuscirà ad ottenerlo anche senza aver detto mai un “no”. Bisogna anche qui essere coraggiosi e dire ciò che si pensa o si sente.
Ognuno è libero di pensare ciò che vuole e non abbiamo il potere di controllarlo. Il “no” è normale che abbia delle conseguenze ma questo è il prezzo della libertà. Aiutare e collaborare è, come detto in precedenza, positivo ma perdere la propria libertà e il proprio senso di sé, no.
Al prossimo numero.