Allattamento – Le Coliche dipendono dalla mamma?
Categoria: NutrizioneQuando una mamma allatta, la preoccupazione che attraverso il latte passino sostanze nocive per il bambino è alta: nei dotti lattiferi circolano tutte le molecole che la mamma produce o ingerisce, esattamente come se fosse un secondo “sistema circolatorio” eguagliabile a quello sanguigno.
Una domanda frequente è: “Quello che io mangio si riflette sulla composizione nutrizionale del mio latte?”. Non esattamente: se la mamma mangia tanti grassi il suo latte non sarà tanto grasso, idem dicasi per proteine e carboidrati. La composizione di macronutrienti del latte materno dipende in realtà dalle richieste del bimbo: poppate frequenti rendono il latte leggermente più ricco di proteine rispetto a poppate diradate; poppate lunghe garantiscono una maggior presenza di grassi al termine della poppata stessa rispetto a quelle brevi. Allattare a richiesta permette al bambino di modulare il proprio “menu”. Discorso leggermente diverso per i micronutrienti, vale a dire vitamine e minerali, e per i grassi insaturi EPA e DHA: più ne è ricca la dieta materna, più ne sarà ricco il latte. E’ per questo motivo che si raccomanda alla donna che allatta di consumare regolarmente frutta e verdura, frutta secca a guscio, pesce di piccola taglia e semi oleosi.
Le coliche e la flora batterica intestinale
In passato si credeva che le coliche del neonato potessero essere favorite dal consumo materno di alimenti meteorizzanti, quali latte e derivati, broccoli e cavoli, legumi e cibi fermentati. Quest’informazione si è rivelata essere ampiamente errata, eppure ancora adesso tali consigli vengono elargiti a cuor leggero, causando frustrazione nella mamma che non sa più cosa mangiare per il bene del piccolo. Se il vostro piccolo soffre di coliche non modificate la vostra dieta: le cause, pur non essendo ancora completamente chiarite, sono da cercare altrove. E’ ormai certo che l’inghiottimento di aria durante una poppata o un pianto favorisca la comparsa di coliche, così come un flusso di latte troppo veloce che “ingolfa” il sistema digestivo del piccolo. Eppure la questione è molto più complessa. E’possibile dividere il “pianto da coliche” in due categorie:
– Colichette vere e proprie, dovute a ingestione di aria durante la poppata o il pianto vigoroso, oppure a causa di flusso troppo veloce del latte materno attraverso i dotti;
– Coliche del neonato “ad alto contatto”, vale a dire il bisogno di coccole che si manifesta anche con dolori addominali. Un’interessante ipotesi formulata di recente ha a che fare con la teoria dell’attaccamento: le coliche, più che segnalare un malessere fisico, denotano un “bisogno di coccole”. La dimostrazione viene provando a risolvere il disagio del bimbo con un alto contatto genitoriale: ad esempio massaggiandolo sulla pelle, tenendolo in braccio, metterlo a ranocchietta sulla propria pelle o tenerselo in fascia. Certamente le coliche presentano una componente di dolore addominale (infatti il neonato rigurgita o emette aria durante questi episodi), ma esso potrebbe essere più una conseguenza che una causa del pianto: con il pianto, infatti, il bimbo cerca di comunicare con voi, ma più piange più ingoia aria, e maggiore sarà il discomfort di stomaco e intestino. Anche alla luce di queste recenti considerazioni, va sfatato il mito secondo cui l’alimentazione materna di una donna che allatta possa influire sulle coliche neonatali.
Tuttavia, alcuni studi evidenziano una correlazione di altro tipo: la dieta materna potrebbe indirettamente peggiorare (non causare) le coliche. Dico ‘indirettamente’ perché il fattore incriminato è la flora batterica intestinale della mamma, a sua volta dipendente in buona parte da come la donna si alimenta (altre influenze sono date da attività fisica, vita all’aria aperta, contatto con animali, uso di farmaci o antibiotici, uso di fermenti lattici). Una mamma con una buona flora intestinale sembra proteggere il bimbo da episodi di colichette dolorose dovute all’ingestione di gas: i batteri della flora positiva, infatti, sono in grado di contenere il meteorismo e la flatulenza, proprio come nell’adulto (chi soffre di colite e colon irritabile ha nel 100% dei casi uno sbilancio del microbiota intestinale). Per garantire una buona salute intestinale è prioritario curare l’alimentazione della mamma che allatta; può anche essere utile fare un’integrazione specifica di probiotici, fin da prima del parto.
Per la dermatite del piccolo
Cibi no
Si consiglia alla mamma di astenersi dal consumare alimenti che liberano istamina, in particolare:
* Cioccolato, caffè, tè
* Frutta secca
* Alimenti fermentati (alcuni formaggi, yogurt, miso, tempeh…)
* Albume delle uova (per il tuorlo non esistono dati di rilievo che ne suggeriscano l’astensione)
* Fragole, spinaci, funghi, affettati e pesce conservato (tonno, salmone, alici…)
Se queste eliminazioni non fossero sufficienti e la mamma fosse disposta a provare una restrizione ulteriore, si possono eliminare anche latte e formaggi, glutine (frumento, avena, segale, orzo e farro) e Solanacee (pomodori, peperoni, melanzane, patate). Gli studi evidenziano inoltre una correlazione molto forte, protratta fino ai 7 anni d’età del bambino, tra la dermatite e il consumo materno di alimenti ricchi di margarine e grassi industriali sia durante la gravidanza che in allattamento: un motivo in più per astenersi da tutto ciò che è junk-food!
Cibi sì
Si suggerisce il consumo di due o tre porzioni di pesce a settimana (200-250 g) a partire dal primo trimestre di gravidanza, in quanto l’azione dei grassi EPA e DHA è protettiva verso l’insorgere della dermatite.Gli studi dimostrano che una ricca presenza nella dieta materna di vitamina C e antiossidanti da frutta e verdura permette di proteggere il bambino dalla fastidiosa malattia della pelle.