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Malassorbimento e intolleranza al Lattosio

Categoria: Nutrizione
Malassorbimento e intolleranza al Lattosio

Cos’è il lattosio?

Il lattosio è uno zucchero, il latte e i suoi derivati ne contengono quantità variabili, inversamente proporzionali al grado di stagionatura del prodotto: durante tale processo, infatti, il lattosio viene fermentato dai batteri lattici e quindi già formaggi a pasta semidura, contengono livelli di lattosio molto bassi, mentre formaggi a pasta dura, ne contengono livelli vicini allo zero. Il lattosio è reperibile, inoltre, in numerose preparazioni alimentari: è contenuto in caramelle, prodotti da forno, cereali, salse, salumi, preparati per brodo, cibi in scatola. Infine, è utilizzato come eccipiente in farmaci e integratori alimentari. La digestione del lattosio avviene nell’intestino tenue a opera dell’enzima lattasi. Quando l’attività lattasica intestinale non è sufficiente a digerire il lattosio introdotto con l’alimentazione, si parla di ipolattasia o deficit di lattasi, una condizione che determina il malassorbimento di lattosio. I livelli di lattasi nell’intestino sono massimi alla nascita ma, dopo lo svezzamento, l’espressione dell’enzima subisce una graduale e progressiva riduzione nella maggior parte dei mammiferi determinando l’ipolattasia primaria. Il conseguente malassorbimento del lattosio si manifesta generalmente non prima dei 6-7 anni di età, ma a volte e anche molto più tardivo. L’ipolattasia è una condizione estremamente diffusa nella popolazione mondiale. In Italia il deficit di lattasi interessa in media il 40-50% della popolazione. In presenza di ipolattasia si verifica il malassorbimento del lattosio. La quota di lattosio non digerita e non assorbita dall’intestino tenue raggiunge il colon. Qui viene fermentato dalla flora batterica residente con produzione di acidi grassi a catena corta, acqua e gas. Gli acidi grassi a catena corta, se presenti in concentrazioni eccessive causano dolore e un’accelerazione dell’attività motoria del colon e quindi diarrea; infine, l’eccessiva produzione di gas provoca meteorismo, flatulenza e distensione addominale. A questo proposito, è opportuno dire che la summenzionata cascata di eventi è identica per qualsiasi forma di zucchero che non venga assorbita dall’intestino tenue: fruttosio, mannitolo, dolcificanti alimentari, lattulosio, compresa la fibra alimentare. Non tutti i soggetti con malassorbimento di lattosio, tuttavia, presentano la sindrome da intolleranza. Malassorbimento e intolleranza non sono necessariamente correlati: l’intolleranza si manifesta infatti solo nel 30-50% degli ipolattasici. I motivi per cui ciò accade sono parzialmente chiari. Sicuramente, la quantità di lattasi residua espressa dalle cellule del tenue rappresenta il parametro principale, ma di fondamentale importanza sono anche:
• la quantità di lattosio introdotta con l’alimentazione;
• la composizione del pasto, in quanto in grado di influenzare il tempo di svuotamento gastrico. I nutrienti più efficaci nel rallentare lo svuotamento gastrico sono i lipidi, seguiti da proteine, fibre e carboidrati;
• il tempo di transito intestinale, in quanto in grado di influenzare il tempo di contatto tra lattosio e lattasi. Un’accelerazione del transito riduce la possibilità di contatto tra enzima e substrato impedendo alla lattasi residua di idrolizzare il lattosio. Inoltre, le caratteristiche quali-quantitative della flora batterica del colon possono svolgere un ruolo importante; infine fattori psicologici possono influenzare notevolmente il livello di percezione dei sintomi.

Come comportarsi

L’intolleranza al lattosio è causata da un deficit di lattasi che generalmente non è completo. Pertanto, si può evitare di escludere completamente il latte e i derivati dall’alimentazione, prevenendo i deficit nutrizionali ai quali questa drastica misura predispone. L’introduzione di formaggi a pasta semidura e dura, infatti, è di solito assolutamente tollerata per i minimi o assenti livelli di lattosio in tali prodotti. Il latte e i latticini freschi, invece, possono essere resi più tollerabili dalla contemporanea assunzione di cibi solidi che ritardano lo svuotamento dello stomaco. In definitiva, quindi, il paziente ipolattasico deve:
• utilizzare latte delattosato, il cui contenuto di lattosio non supera lo 0,1%;
• consumare formaggi stagionati, poveri o addirittura privi di lattosio, limitando i freschi;
• consumare yogurt, tollerato perché contiene poco lattosio e beta-galattosidasi batteriche, e perchè rallenta lo svuotamento gastrico;
• frazionare la dose giornaliera di latte e derivati, distribuendola su più pasti;
• assumere il latte sempre insieme a cibi solidi.
Sono disponibili in commercio anche formulazioni di lattasi esogena, sotto forma di compresse o gocce, da assumere ai pasti o da aggiungere al latte prima di consumarlo: certamente tali formulazioni sono più costose rispetto agli accorgimenti dietetici sopra descritti e in genere sono meno efficaci nell’aumentare la quantità di latte e latticini consumata dal paziente.
Bisogna ricordare che il latte e i derivati rimangono una rilevante fonte di calcio nella nostra alimentazione e che qualora si renda necessaria una restrizione importante deve essere considerata un’integrazione con calcio ed eventuale vitamina D.

 

 

Dott.ssa Azzurra Fini
Biologa Nutrizionista
Tel. +39 328 8633173