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Il rumore: un ostacolo o un viatico per una migliore consapevolezza di sé?

Categoria: Psicologia
Il rumore: un ostacolo o un viatico per una migliore consapevolezza di sé?

Nel linguaggio quotidiano possiamo definire il rumore come qualsiasi tipo di suono, soggettivamente giudicato non musicale, che risulta sgradevole, fastidioso e che altera la concentrazione o l’attenzione del soggetto. Ma non voglio rivolgere il mio sguardo a questa tipologia di rumore, bensì ad un rumore diverso: quello mentale. Viviamo in una società in cui sappiamo bene quanto dominino la velocità e l’indeterminatezza e dove siamo sistematicamente circondati da mille impegni, alcuni dei quali, forzatamente, ci costringiamo a rimandare. Mentre prendiamo una decisione, la nostra mente si sta già riempendo di nuove idee e pensieri tanto che poi, il sovraccarico di questi ultimi, aumenta. Così, arrivati a fine giornata, abbiamo spesso e volentieri la sensazione di non aver portato a termine tutto ciò che avremmo voluto o dovuto fare e di sentirci svuotati e non soddisfatti di noi stessi. Il rumore mentale è un’attività della mente che la maggior parte delle persone considera come naturale. Anche se va avanti per tutto il tempo come un rumore di fondo, di solito si viene a conoscenza di esso in forma acuta quando c’è un problema o una preoccupazione o una paura, manifestandosi come conversazione, monologo interiore e come tendenza a pensare costantemente. Si tratta di un automatismo (una attività involontaria) che impedisce di accentrare le proprie energie in toto su quello che si sta facendo in quel momento, provocando distrazione e spreco di energie. Non poter mai smettere di pensare capisco quanto possa essere il più delle volte terribile, con il rumore mentale che, accompagnandoci di pari passo, ci impedisce di entrare apparentemente in connessione con noi stessi. Ma allo stesso tempo quest’ultimo e la sua percezione è il segno per eccellenza che ci siamo. Immaginate un essere umano che non pensa o che non ha in sé quel rumore: è vivo o morto? Dobbiamo necessariamente convivere con il rumore mentale, magari cercando di gestire la parte più distruttiva di esso, centrata su quel continuo rimuginare che confondiamo con l’introspezione e che amplifica le nostre ansie e disagi. Gestire il rumore mentale equivale ad avere un importante equilibrio interno, una consapevolezza di sé predominante, un esame di realtà e una capacità di vivere il qui e ora rilevante. Il rumore mentale, a mio parere, rappresenta un’opportunità per arrivare ad un contatto profondo con il nostro Io. Se, del resto, un qualcosa non si può arrestare, l’unica possibilità, nel limite del possibile, è cercarlo di governare e governare tale rumore significa mettere in rilievo e affrontare i propri punti di forza e limiti e, di conseguenza, ecco perché esso può essere, nella sua gestione, un viatico per la consapevolezza di sé e una palestra per la creazione di un più spiccato pseudo-equilibrio interno. Non dobbiamo pertanto temere il rumore mentale, né tantomeno, a quel punto, quello esterno che da fastidioso può diventare anche un portatore di stimoli costruttivi e di informazioni utili per la nostra resilienza e problem solving, informazioni e stimoli che se ci facessimo travolgere dal “chiacchiericcio” interno non arriveremmo mai a cogliere. Al prossimo numero.

 

Dott. Barbabella Giuliano
Psicologo – Psicoterapeuta
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