Il senso di vuoto: accoglierlo o scacciarlo?
Categoria: PsicologiaImmaginiamo di prendere una bottiglia di acqua e di svuotarla del tutto per poi appoggiarla su un tavolo. A questo punto vi chiedo una domanda che sembra banale ma non lo è: “la bottiglia è per voi piena o vuota”? La risposta immediata sarà: “vuota”, ma se ci pensiamo bene bisogna vedere cosa intendiamo con “vuota”. Di sicuro la bottiglia è vuota se pensiamo all’acqua visto che l’abbiamo tolta completamente, però, sarebbe la stessa risposta se pensassimo invece all’aria? La bottiglia non contiene nessun liquido, è vero, ma è piena di aria. Una persona, a questo punto, si può comunque chiedere giustamente perché ho fatto questo esempio. Perché il senso di vuoto lo si prova se si ritiene di essere vuoti e questo, come nella metafora della bottiglia, dipende da cosa si guarda e dal punto di vista su cui ci si concentra. Ci si sente vuoti quando la propria attenzione è posta su cose che mancano, sull’assenza. Il senso di vuoto non è un dato oggettivo, una situazione fisica, ma è un qualcosa che dipende da come noi valutiamo le cose che abbiamo intorno e in noi stessi. Certamente quando appare tale sensazione, nella maggior parte dei casi, le reazioni sono due: o ci si blocca o si cerca subito una soluzione. Se la bottiglia è vuota perché dentro non c’è nulla allora si penserà a come riempirla: acqua o altri liquidi, sabbia, ecc. Sono del resto tantissime le cose con cui si può riempire la sensazione di vuoto, ma visto che questa deriva da una mancanza è alto il rischio che niente riesca davvero a colmarla. Il problema è che trattiamo noi stessi spesso e volentieri come se davvero fossimo la bottiglia dell’esempio. Moltissime volte nel provare a riempire tale sensazione negativa (se non si rimane inizialmente bloccati) si iniziano a fare più cose insieme finendoci di riempire di impegni e scadenze che, a loro volta, hanno l’effetto di affaticarci ancora di più e di vivere in modo più frenetico. Ma fare mille cose non riempie il vuoto ma solo il tempo. Altre volte si impiegano strategie come l’avere più relazioni possibili, il buttarsi sul lavoro o su progetti, il togliersi più sfizi che si può, fino ad arrivare all’uso di mezzi più dannosi quali l’alcool, la droga o qualunque eccesso. Ma anche in tutti questi casi non c’è un riempire ma solo un distrarsi, un compensare, un aggrapparsi, un deviare. Il senso di vuoto resterà sempre finché cerchiamo di riempirlo dall’esterno. Esso si deve accogliere e affrontare affinché si abbia il coraggio di iniziarlo a vedere anche come una rampa di lancio per una crescita personale. Oltretutto si cerchi di nutrire la propria mente di presenza e non di assenza, cercando nel limite del possibile di godersi anche le pochissime cose che ci circondano o che si hanno in noi. Alleniamo la mente a vivere nel presente, nell’esame di realtà ed a vedere anche il bicchiere mezzo pieno perché il bicchiere, effettivamente, se ci si pensa bene, in quasi ogni situazione è sempre anche mezzo pieno!