La falcidia dell’Iva nel concordato preventivo.

Anche l’Agenzia delle Entrate (circ. 16/E/2018) ritiene che, attraverso una proposta di concordato preventivo, si possa domandare il pagamento parziale dei crediti tributari, incluse l’Iva e le ritenute fiscali. Importante però l’attestazione di un professionista indipendente, da cui risulti che, all’esito della comparazione tra il pagamento proposto con il concordato e la soddisfazione ricavabile nell’alternativa fallimentare, la proposta concordataria sia maggiormente satisfattiva.
In base al nuovo articolo 182-ter L.F., infatti, al comma 1, con il piano concordatario il debitore può proporre il pagamento parziale dei tributi “esclusivamente mediante proposta presentata ai sensi del presente articolo”.
Quindi, l’imprenditore in stato di crisi, il quale intenda definire il trattamento dei crediti tributari, può presentare una domanda di pagamento parziale attraverso una proposta di concordato preventivo, a prescindere dalla presenza di una domanda di transazione fiscale.
Se, però, i crediti vantati dall’Amministrazione sono assistiti da privilegio, la percentuale, i tempi di pagamento e le garanzie, non possono essere meno vantaggiosi rispetto a quelli offerti ai creditori aventi un grado di privilegio inferiore.
Se presenti le condizioni, quindi, la domanda di concordato preventivo può contemplare la soddisfazione non integrale del credito tributario privilegiato, mentre la parte del suddetto credito falcidiata degraderà al chirografo e inserita in apposita classe.
Anche per i chirografi il trattamento non può essere differente rispetto a quello degli altri creditori di pari rango. Ciò vale anche con riferimento ai crediti privilegiati degradati.
La proposta comunque deve, ad eccezione dell’ipotesi del concordato con continuità, assicurare il pagamento dei crediti chirografari nella misura di almeno il 20% dell’ammontare complessivo.

Marco Bartolini - STUDIO RB
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