Lo psicologo e lo psicoterapeuta: un equivoco non risolto
Categoria: PsicologiaLo psicologo è un laureato in psicologia che, a livello clinico, si occupa di consultazioni, test psicoattitudinali e valutazioni rispetto alla condizione psicologica del soggetto che lo consulta. Lo psicoterapeuta, invece, è un medico che ha seguito l’adeguata formazione in psicoterapia ed è quindi l’unico abilitato ad esercitare quest’ultima con tutto ciò che ne consegue, ossia il trattamento vero e proprio finalizzato alla cura dei disturbi psicopatologici e del disagio mentale in generale. La definizione sembra netta ed inequivocabile, ma in realtà vi è tutto un contenzioso ancora in corso circa i limiti delle due professioni. Lo psicologo, infatti, è legalmente autorizzato ad utilizzare strumenti di intervento per la riabilitazione in ambito clinico (il colloquio psicologico ne è un esempio), il che sembra farlo diventare molto simile allo psicoterapeuta, ma non è così. A quel punto, del resto, che cosa esisterebbero a fare le varie scuole di specializzazione? Con questo articolo, però, non voglio né minimamente professare una sorta di superiorità dello psicoterapeuta sullo psicologo, né svalorizzare quest’ultimo, bensì esclusivamente provare a mettere ordine al fine di non dare più adito a quella disinformazione che permane rispetto alle figure professionali che si occupano di psicologia, provocando quella confusione che a sua volta ha come conseguenza la scelta disfunzionale sul chi rivolgersi. Si deve arrivare ad una collaborazione tra queste due figure, non restando su una mera ed inutile competizione che non fa altro che impoverire tutta la psicologia stessa. Ad oggi, infatti, l’unica cosa che effettivamente si nota è una reciproca conflittualità mimetica dove ogni professionista prova ad assumere il ruolo dell’altro, le competenze dell’altro. Quando il mese scorso, riferendomi a coloro che avevano l’idea di orientarsi su uno psicologo o psicoterapeuta che sia, parlavo di coraggio riguardo alla forza che dovrebbero avere nel guardare in faccia i propri limiti, oggi rigiro tale concetto ai professionisti della psiche. Anche questi potrebbero provare ad essere coraggiosi nell’ammetterseli, non invadendo gli spazi altrui e non professando abilità che necessariamente non possono possedere per esperienze formative diverse. Il coraggio, dunque, non risiede solo nei cosiddetti pazienti ma anche e soprattutto nelle stesse figuri curanti, con ampio guadagno di tutta la psicologia e non solo. Al prossimo mese.