VIAGGIO AL NOSTRO INTERNO: LA FASCIA, UN SISTEMA OLISTICO.
Categoria: ShiatsuNel considerare il corpo umano, tendiamo ancora oggi a parlarne in termini semplicemente meccanicistici, come se ossa, tendini, legamenti, muscoli fossero delle entità esistenti a prescindere dall’intero. In realtà, se “svuotassimo” il corpo di tutti i muscoli, tendini e legamenti, lo scheletro collasserebbe su sé stesso, perché verrebbero a mancare le forze tensionali e compressive che lo tengono insieme. Ciò sottolinea che non siamo il prodotto di più pezzi incollati insieme, ma molto di più, un tutt’uno nel quale le varie strutture si fondono le une nelle altre.
La fascia è “l’ambiente” in cui avvengono le comunicazioni tra le varie parti del corpo…tra le cellule, “una struttura simile a una gigantesca ragnatela a cui si attaccano tutte le cellule del corpo: nervose, muscolari, epiteliali, immunitarie, ecc. È proprio grazie a questo link strutturale, e alla conseguente stimolazione che la fascia esercita in modo meccanico tramite spinte e trazioni, che le cellule mantengono la loro posizione nello spazio e attivano una serie di reazioni chimiche che andranno a modificarne il funzionamento” [La PNEI e le discipline corporee. Barsotti, Lanaro, Chiera, Bottaccioli].
Per averne un’immagine mentale può essere descritta come un corpo fasciale, una sorta di “ragnatela” (di tessuto connettivo ma non solo), che tiene collegate le varie parti anatomiche, costituito da innumerevoli borse o tasche e di densità variabile a seconda delle zone e delle funzioni locali.
Ampliando la visione, il network fasciale può essere immaginato come un archivio emozionale del corpo: memorizza fisicamente traumi ed emozioni stagnanti, funzionando da legame tra il passato e il presente. Diversamente dai muscoli, che sono strutture in continua trasformazione, in stretta connessione con il presente, il sistema fasciale invece ricorda, crea una memoria. Viene anche definito scheletro dinamico, proprio per la sua proprietà di sostenere, collegare e creare schemi motori. In sostanza è il sistema fasciale che caratterizza il modo in cui ci esprimiamo sotto forma di movimento nel mondo. Il personale modo di muoversi nel mondo è determinato sia dalle potenzialità del nostro sistema, sia dal nostro vissuto, con influenza rilevante di traumi, sia fisici che emotivi, che magari sono nel passato e che tuttavia rimangono attaccati addosso come se fossero presenti.
YOGA
Tra gli studi più accreditati sulle tensioni fasciali vanno nominati quelli effettuati da Thomas Myers che ha messo in evidenza l’esistenza di 12 meridiani miofasciali. Alla base dei suoi insegnamenti vi è il concetto di muscolatura intesa non come singolo apparato ma come unione di fasce estese in tutto il corpo che operano in sinergia tra loro. Dall’intera trama indefinita del tessuto connettivo le forze si possono estendere in ogni direzione e nello specifico quelle che si estendono longitudinalmente sono indicate come “meridiani miofasciali”.
Conoscere le linee dei meridiani miofasciali può condurre ad una più profonda comprensione dell’anatomia per la pratica dello yoga. A livello corporeo, la fascia ed altri tessuti relativamente rigidi come tendini e legamenti sono associati allo yin, al contrario di tessuti e componenti più mobili e flessibili, come i muscoli ed il sangue, che sono associati allo yang. Lo Yin Yoga consiste in un tipo di pratica che lavora appunto e principalmente sui tessuti connettivi, yin. Il tessuto connettivo, per sua natura, risponde quando sottoposto ad un carico lento e costante. Lo Yin Yoga lavora sul mantenimento della posizione, in forma statica, per un tempo che varia circa dai 3 ai 5 minuti, stimolando i meridiani miofasciali e rimuovendone i blocchi; “stressando” il tessuto connettivo in maniera da rinforzarlo; creando quegli “spazi” che consentono alle emozioni di emergere. Emozioni che nella vita quotidiana il più delle volte rimangono bloccate e represse, facendoci accumulare tensioni e investire una quantità di energia proprio per contenerle. Le sessioni di Yin Yoga sono un’ottima opportunità per lasciar emergere ciò che rimane a noi stessi nascosto, imparando ad osservare le emozioni senza farsi coinvolgere dalla loro origine e senza formulare dei giudizi al riguardo. Osservando le sensazioni fisiche senza dar peso alla loro origine, si lascia che le emozioni (spesso inconsce) emergano, con effetto di pulizia mentale e rimozione dei blocchi che queste emozioni represse hanno causato.
SHIATSU
In Medicina tradizionale cinese, il concetto di dinamismo è racchiuso nel meridiano di Vescica Biliare, che zigzagando continuamente tra la parte anteriore e quella posteriore del corpo collega ciò che è avanti a ciò che è dietro e per estensione il passato al presente. Per questo è rappresentativo della fascia, è il corrispettivo orientale del nostro concetto occidentale di fascia. Anche il meridiano di Triplice Riscaldatore, governando la circolazione di liquidi profondi, con funzione di nutrimento e protezione, come ad esempio la linfa, è riconducibile alla fascia, che per sua natura quando in salute è di consistenza fluida. Infine il meridiano collegato al concetto di unione, avanti-dietro e soprattutto alto-basso, è il Dai Mai, meridiano di vaso cintura, che cinge nel vero senso della parola, come una cintura appunto, tutta la zona dei reni, sorreggendo anche i concetti di forza e direzione.
Lo Shiatsu si presta ad essere strumento di “mobilizzazione” fasciale, principalmente attraverso creazione di tensione e rilascio. L’operatore, attraverso un contatto leggero ma profondo crea delle tensioni locali, seguite da un rilascio spontaneo dato dalla fascia stessa che cerca di “tornare”, mentre l’operatore continua ad accompagnare il processo ascoltando, seguendo e favorendo il movimento di ritorno. Il lavoro con lo Shiatsu sulla fascia non è da considerarsi di pressione vera e propria, ma piuttosto di fusione, tra la mano dell’operatore e la fascia del ricevente.
Il contatto è un aspetto di base nello Shiatsu: è dal contatto che nasce l’ascolto e si crea il sostegno necessario che stimola e accompagna il processo di cambiamento. L’ascolto, che nasce dal contatto tra il ricevente e la mano sapiente dell’operatore, è sia fonte di informazioni utili ed allo stesso tempo è già intervento, trattamento (come sostenuto da Masunaga).
PANCAFIT
L’insieme delle fasce
rappresenta un “Sistema Integrato”, connesso con tutte le strutture del corpo
e, al contempo, relativamente autonomo; il Tessuto Connettivo, inoltre, è
presente ovunque nell’organismo, ossa, muscoli, visceri, nervi, vasi, ecc…
Tutto ciò fa si che il
Sistema Fasciale rappresenti il vero sistema di connessione e comunicazione all’interno del corpo, collegando fra
loro organi, apparati e funzioni diverse.
Con l’aiuto della Pancafit® e il Metodo
Raggi® si può ottenere l’idratazione
della fascia, muovendo il corpo in tutti gli angoli del tessuto fasciale
che si possono raggiungere. Motivo sufficiente per provare un trattamento.
Si tratta di un metodo che esamina la persona nel suo insieme, osservando ogni dettaglio fisico, ogni segnale, ogni anomalia e ogni trauma.
L’allungamento muscolare globale decompensato è la primaria caratteristica di questa metodica e ha la finalità di coinvolgere tutte le catene muscolari contemporaneamente, compresa la catena respiratoria.
Il Metodo Raggi® con Pancafit® agisce velocemente perché lavora sulle catene muscolari, fasciali, connettivali e neurologiche che sono generalmente tese, retratte o programmate secondo schemi alterati. In sintesi, questo metodo agisce su tutti quei disturbi causati da retrazioni muscolari, un processo di “fibrotizzazione” della componente fibrotica connettivale e della componente fasciale che imprigionano i sarcomeri (unità contrattile del muscolo).