Sapersi guardare dentro: la consapevolezza.
Categoria: Psicologia“Cogito, ergo sum” — affermava il grande filosofo Cartesio oltre tre secoli fa — io so di essere in quanto penso, se non pensassi non sarei o non saprei di essere.
Ma è proprio vero che solo pensando io esisto? In realtà l’essere non si dimostra col solo pensare ma anche e soprattutto col sentire: un computer pensa ma non è, perché non sente; un neonato invece non pensa eppure è, perché sente.
Gli adulti hanno a disposizione sia la facoltà di sentire sia quella di pensare, e entrambe sono utili e necessarie al loro benessere psicofisico e al buon andamento della vita sociale.
Il sentire è ciò che si percepisce direttamente di una situazione, di un oggetto, di una persona con cui siamo in contatto: le sensazioni fisiche che essa attiva nel nostro corpo, le emozioni e i sentimenti che smuove, le intuizioni e le immagini che suscita in noi.
Pensare è invece l’interpretazione razionale che di tale situazione o esperienza fornisce la nostra mente razionale.
Mentre il sentire è sempre immediato e spontaneo, il pensare è inevitabilmente influenzato dai nostri schemi mentali, dai pregiudizi e dalle abitudini sociali e culturali. Sentire è essere in contatto diretto col qui e ora, con la realtà del momento, mentre pensare è sovente un focalizzarsi sulle speranze o le paure inerenti una certa situazione, vedendola non già come realmente si presenta ma sulla base delle proprie aspettative preesistenti.
Sapersi guardare dentro aiuta ad avere una migliore consapevolezza del nostro Io. Tutti crediamo di conoscerci e pensiamo: “chi meglio di me può sapere chi sono!” Ma è davvero così? I nostri comportamenti molto spesso sfuggono anche alla nostra comprensione, siamo spesso mossi da desideri e paure inconsce, da condizionamenti sociali, da imprintings familiari o culturali, da modelli di comportamento che abbiamo interiorizzato in modo coatto e inconsapevole. Un secolo fa, grazie a Freud, si è scoperto che una vasta area del nostro essere — l’inconscio — ci è del tutto sconosciuta e nondimeno influenza largamente la nostra esistenza, in bene e in male. Jung ha poi allargato il concetto, ipotizzando l’esistenza anche di un inconscio collettivo, sede di archetipi (credenze) che influenzano l’intera umanità.