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Salviamo le anguille dall’estinzione. Intervista al Prof. Oliviero Mordenti ricercatore in acquacoltura – Università Bologna.

Categoria: Sport
Salviamo le anguille dall’estinzione.  Intervista al Prof. Oliviero Mordenti ricercatore in acquacoltura – Università Bologna.

Nella puntata di Geo di giovedi 24 dicembre 2020, è stata trasmessa l’intervista al Prof. Mordenti sul tema della rarefazione delle anguille, specie che ormai rischia l’estinzione.
Nell’articolo de “il Vicino” di marzo 2011, che vi invitiamo a leggere (Il Vicino – marzo 2011 | Lenza Orvietana Colmic Stonfo ), descrivemmo quella che era già fin da allora la critica situazione di questo particolare pesce, nello specifico dell’Anguilla Europea (Anguilla Anguilla) che è stata da sempre preda ambita per i pescatori e costantemente avvolto da un alone di mistero per la sua unicità di riproduzione. Infatti è noto che questo vitale processo lo compie nel mar dei Sargassi affrontando un unico viaggio per ritornarvi dopo averlo lasciato alla nascita ed aver trascorso tutta la sua vita , circa 9 anni per il maschio e 12 per le femmine, in un fiume o in un lago.
Il Prof. Mordenti riferisce che l’anguilla si trova in un pericolo critico, step nel quale si entra quando una popolazione si riduce del 90% in un periodo di 20 anni. Lo step successivo è quello dell’estinzione. Se si guarda la popolazione giovanile, le ceche ed i ragani, a confronto con gli anni ’80, si sono ridotti addirittura del 99 %!
Serve allora allestire dei progetti ed uno di questi, europeo, denominato LIFEEL, è stato selezionato tra altri 1000 e più. Per ora è stato stanziato un budget di 5 milioni e mezzo di euro che vede in campo nove partner di varie università e regioni , di diversi Parchi e anche di un Istituto di ricerca Ellenico, tutti accomunate dall’intento di intraprendere azioni mirate sia nell’ambiente marino che in quello di acqua dolce.
All’interno del progetto ci sono diverse azioni. Una è quella di limitare l’impatto della pressione antropica sull’habitat come la deframmentazione, cioè la liberazione da ostacoli di più di 1000 chilometri di vari fiumi, dal mare alla Svizzera, per permettere il libero movimento delle forme giovanili in questa lunga asta fluviale che vorrebbero formare. Un’altra è quella della liberazione in mare dei migliori riproduttori attraverso una loro selezione nelle valli venete ed emiliane e non solo. Un’altra riguarda la riduzione della grossa mortalità causata dalle Centrali Idroelettriche: le loro turbine, infatti, con il movimento vorticoso delle pale d’acciaio dilaniano le anguille che, per la loro conformazione unica, lunga e sottile, non vengono fermate dalle barriere reticolate, che vengono allestite a monte delle turbine stesse. Si cercherebbe di arrestarle inserendo dei dissuasori luminosi che dovrebbero impedire o limitare il massacro di moltissimi individui.
Si sta poi Lavorando alla possibilità di riprodurre l’anguilla in cattività e in alcuni casi i ricercatori di Bologna ci sono riusciti. E’ però molto difficile ricreare l’ambiente di riproduzione di un pesce che ha un ciclo biologico molto particolare con diverse metamorfosi e che affronta un viaggio di 6000-7000 chilometri per riprodursi una sola volta nella vita e poi morire.
L’Equipe del Prof.Mordenti è riuscita a farle riprodurre spontaneamente in vasca e quando tutto fila liscio da un solo accoppiamento nascono parecchie centinaia di migliaia, fino ad un milione, di individui. Se il progetto prenderà corpo e si consoliderà si auspica che milioni se non miliardi di piccoli possano essere immessi nelle valli e nei bacini per continuarne l’allevamento, molto importante anche dal punto di vista economico oltre che naturalistico.
Renato Rosciarelli

 

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