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Nonsolopesca: La storia del “Clanis”, il fiume chiaro.

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Nonsolopesca: La storia del “Clanis”, il fiume chiaro.

Il fiume Chiani, affluente di sinistra del Paglia nel quale confluisce nei pressi di Orvieto, non è stato sempre come ci appare oggi. Ripercorriamo la sua storia parlando della Val di Chiana, un solco lungo un centinaio di chilometri che va da nord verso sud tra la piana di Arezzo e quella di Orvieto e che oggi è attraversata da due corsi d’acqua: il Canale maestro della Chiana e la parte nord del fiume Chiani. La Valle era solcata dal fiume Clanis (fiume chiaro)che era un affluente del Paglia ed è attualmente percorsa dai due corsi d’acqua che da esso sono stati ricavati.
Il Canale Maestro, dei due è oggi il più importante in quanto occupa circa i due terzi del vecchio corso del Clanis nella Valle, solo che va in direzione opposta e quindi da sud verso nord con un percorso complicato: esce dal lago Trasimeno con un torrente artificiale, il Tressa, si getta nel lago di Chiusi, con la Chianetta si riversa nel lago di Montepulciano e dopo circa 50 Km si getta nell’Arno presso la Chiusa dei Monaci, nel territorio di Arezzo. Il Chiani, invece, si limita a ripercorrere l’ultimo tratto del Clanis, da nord verso sud ed arriva al Paglia.
La Valle in epoche remote si sollevò nella parte centrale per fenomeni endogeni e, per il deposito di materiali sedimentari, formò lo spartiacque tra Arno e Tevere. Anche a causa delle eruzioni del vulcano Amiata successivamente l’Arno fu deviato verso ovest. Il bacino fu occupato dal Clanis nel quale confluivano le acque dei torrenti Castro e Vingone che, riuniti nel Clanis, confluivano nel Paglia ad Orvieto. Il Castro ed il Vingone, però, frequentemente straripavano e determinavano grossi disagi alla città romana di Arezzo per cui gli abitanti furono costretti a creare il primo tratto del Canale Maestro per far defluire meglio le acque. Precedentemente erano stati gli Etruschi ad avere interessi per la valle tentando di bonificare i terreni impaludati per renderli coltivabili ed eseguendo dei lavori per deviarne le acque; in particolare a sud di Chiusi avrebbero scavato un fosso indirizzando le acque del Clanis verso il fiume Paglia e quindi verso il fiume Tevere che all’epoca era navigabile fino a Roma.
I lavori fatti dagli Etruschi furono poi perfezionati dai Romani nel tentativo di mantenere fertile la Valle, come viene descritta anche da Plinio Il Vecchio. A tale scopo fecero erigere degli sbarramenti (pescaie) per renderla più pescosa.
Anche Tacito ne parla negli Annales: già sotto Tiberio si pensava di invertire il corso del fiume dopo che Roma era stata più volte inondata a causa di grosse piene. A protezione dell’Urbe era stata comunque costruita una diga nei pressi di Carnaiola (presso Città Della Pieve) sotto Nerone intorno al 65 D.C. Con il suo decadere cessarono però i lavori di ordinaria manutenzione e la zona tornò paludosa, anche per la scarsa pendenza che il fiume aveva sempre avuto in quella zona.
Nel Medioevo la Chiana era navigabile e percorsa da imbarcazioni. A tale proposito agli inizi del 1300 il Comune di Montepulciano aveva inserito pene pecuniarie nello statuto qualora i natanti di sua proprietà fossero stati rubati o danneggiati. Il Comune aveva regolamentato anche l’esercizio della pesca e chiunque avesse pescato senza la necessaria autorizzazione sarebbe stato multato. Inoltre i pesci presi legalmente dovevano essere commercializzati solo nell’ambito del suddetto Comune. In quel periodo, comunque, si provvide alla manutenzione del bacino ma non se ne ipotizzò il prosciugamento. Per Chiusi ad esempio, il fatto che vi fosse una zona lacustre intorno alla città rappresentava una difesa naturale (da Perugia, da Orvieto e da ogni altro tentativo di invasione). Comunque l’idea della bonifica fu sempre respinta dalle popolazioni che si affacciavano sulla Chiana che non intendevano rinunciare alla caccia, alla pesca, ai pascoli ed all’attività dei traghettatori.
Leonardo Da Vinci, incaricato nei primi anni del ‘500 da Cesare Borgia di sistemare la zona al punto di vista idraulico. ipotizzò, più che di prosciugarla, di costruire per il trasporto delle merci un canale navigabile fino a Pisa e che includesse nel suo percorso anche il lago Trasimeno, ma il suo progetto rimase tale per l’opposizione della città toscana. Leonardo ci ha consegnato un disegno nel quale la valle appare completamente inondata e costituisce una palude che arriva fino a Chiusi.
Successivamente anche Galileo Galilei, quando gli fu sottoposto il problema, si arrese senza trovare una soluzione, così come Evangelista Torricelli che avanzò numerose ipotesi che non furono seguite da alcuna iniziativa concreta. In sostanza i due stati vicini, Roma e Firenze, erano in conflitto perché entrambi avrebbero voluto che le acque torrenziali fossero indirizzate nel territorio dell’altro. Intorno al’550 la palude occupava una superficie di circa 11.000 ettari, 3/4 dei quali erano della Chiana Toscana. In quel periodo i Medici ne iniziarono il prosciugamento e da quel momento la piana cominciò ad assumere una connotazione agricola. Fu Cosimo I a far scavare più a fondo il grande collettore già presente nella piana di Arezzo affidando i lavori all’Ing. Ricasoli; in seguito a ciò il collettore divenne il”Canale maestro della Chiana”.
Nel Seicento i lavori di bonifica non fecero significativi progressi e per buona parte del ‘700 quelli già raggiunti regredirono, alcuni torrenti strariparono e l’impaludamento si estese ancora da Arezzo fino a Chiusi. Gli unici lavori riguardarono migliorie al Canale Maestro affinché non avesse subito interramenti.
I tentativi di bonifica successivi avrebbero potuto seguire due vie: la prima che tendeva ad essiccare la palude con canali di scolo come avevano tentato gli Etruschi ed i Romani, la seconda con le “colmate”ideate da Leonardo che avrebbero convogliato le acque in zone arginate, una specie delle odierne casse di espansione, dove avrebbero depositato il limo ed avrebbero restituito al Canale Maestro acque limpide. Si scelse la seconda via.
Nel 1718 a Città della Pieve si convenne di fissare definitivamente presso Chiusi lo spartiacque tra la Chiana che scendeva a sud e quella tributaria dell’Arno; in un successivo concordato si stabilì di costruire un argine di confine presso lo spartiacque stesso.
I due Stati interessati alla risoluzione del problema, nelle persone di Pietro Leopoldo e del Papa Pio VI, nel 1780 si accordarono sulla regolazione delle acque che scorrevano nella zona di confine e approvarono la costruzione di un argine artificiale sulle colline di Chiusi (visibile ancora oggi presso la stazione) per separare le due Chiane. Con questo accordo il Canale Maestro riversò in Arno tutte le acque del bacino, escluse quelle del torrente Astrone che furono deviate a Sud in territorio umbro nel torrente Chiani.
Arrivando al ‘900, tra il 1908 e il 1910 fu allargato il tratto terminale del canale maestro, dal porto a Cesa e fino alla Chiusa dei Monaci.
Il 20 novembre del 1959 i deputati Bucciarelli Ducci e Fanfani presntarono alla Camera una proposta di legge per l’ “Istituzione dell’ Ente per l’ irrigazione della Val di Chiana e delle valli aretine”, che si proponeva di utilizzare le acque del Trasimeno per l’irrigazione arricchite dalla deviazione dei vari torrenti toscani nel lago e nel 1965 la si attuò portando i torrenti Tresa, Moiano, Maranzano nel Trasimeno che soffriva di frequenti periodi di magra.
Il Consiglio comunale di Chiusi il 15 Luglio 1996 ha approvato l’istituzione di un’area naturale protetta per il lago di Chiusi.
In conclusione, quando osserviamo il “nostro” Chiani, che oggi appare un fiumiciattolo povero di portata e che spesso in estate va in secca, ricordiamoci che un tempo era un “grande fiume”.
Renato Rosciarelli

 

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