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Lucio chiuso in gabbia

Categoria: Psicologia
Lucio chiuso in gabbia

A 17 anni la vita di Lucio sembrava già finita. Non aveva voglia di uscire, non aveva amici, si sentiva inutile e desolato. L’unica sua consolazione erano i videogame e il tablet. I genitori si sentivano in colpa e avevano portato il ragazzo in pellegrinaggio dai medici più illustri. Ma niente, Lucio continuava ad avere la faccia di un naufrago su un’isola deserta.

Si vergognava di sé, si sentiva sbagliato e colpevole “In fondo non mi merito niente di buono” mi ha detto una volta. Abbiamo lavorato prima sui sintomi della depressione e della fobia sociale, per aiutarlo a innescare il cambiamento. Gli ho spiegato tante cose che non sapeva su come funziona il corpo, le emozioni e le relazioni. Abbiamo individuato e valorizzato le sue risorse e analizzato la sua storia, per capire le radici della sua vergogna. I genitori, in assoluta buona fede, avevano troppo fatto leva sui suoi sbagli, mettendolo spesso a confronto con altri bambini. Lucio si era convinto di essere deludente e in fondo anormale. Era ormai in un circolo vizioso che lo portava a confermare questa credenza negativa. Con la Psicoterapia EMDR abbiamo sbloccato la situazione già dalla terza seduta. Poi il percorso è stato in discesa e Lucio su mia indicazione ha iniziato a fare dei piccoli test nella vita quotidiana. Ad esempio ha capito che gli altri lo apprezzano quando lui stesso si apprezza. Ha cambiato il modo di pensare a se stesso e il modo di rivolgersi agli altri. Ha ripreso a fare sport, a mangiare sano, persino a sorridere alle ragazze. Le sue parole le ho incorniciate nella mia mente: “Roberto mi hai salvato la vita, ero destinato a fare il barbone e invece adesso sono pieno di voglia di vivere!”

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