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L’acqua, fonte di vita e campione di anomalia.

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L’acqua, fonte di vita e campione di anomalia.

Forse non esiste una risorsa naturale più importante dell’acqua, sostanza vitale per il mantenimento e lo sviluppo per tutti gli esseri viventi sia vegetali che animali che ne sono costituiti in percentuali variabili ma sempre ben oltre superiori al 50 %, come componente, che va dal 65-70 % nell’uomo e nei pesci fino ad arrivare al 95% nel pomodoro ed al 98% nelle meduse.
Uno dei compiti più importanti di ogni organismo è quello di garantire il bilancio dell’acqua che costituisce il veicolo trasportatore di tutte le sostanze ed è responsabile della maggior parte delle reazioni biochimiche, agisce da solvente per le altre molecole e per i sali minerali, elimina i prodotti di rifiuto e mantiene costante la composizione dei liquidi organici e la temperatura del corpo.
Ed è nell’acqua che circa 4 miliardi e mezzo di anni fa si sono sviluppate le prime forme di vita. Tra scariche elettriche, azioni vulcaniche, apporto di materiali da parte di meteoriti provenienti dallo spazio, raggi ultravioletti e in una atmosfera molto diversa da quella attuale con prevalenza di metano ed ammoniaca, secondo la teoria di Oparin e Haldane, mai confutata e successivamente comprovata da Miller-Hurey con i loro esperimenti nel 1953 a Chicago, è stato possibile ottenere composti organici da componenti inorganiche. Le sostanze ottenute non erano ancora cellule, ma coacervati di aminoacidi, precursori delle proteine, che per milioni di anni e con la protezione dell’acqua si sono aggregate ed evolute divenendo dapprima esseri unicellulari e poi organismi sempre più complessi. Nei primi 3 miliardi di anni (gran parte del tempo da cui esiste la vita) gli organismi viventi si sono formati, sviluppati ed evoluti sempre e soltanto nell’acqua. Soltanto circa 500 milioni di anni fa, quando cominciavano a comparire l’ossigeno nell’atmosfera e l’ozono nella stratosfera iniziava a trattenere i dannosissimi raggi ultravioletti, gli organismi marini hanno incominciato ad affacciarsi sulla terraferma.
La vita sulla Terra, quindi, dipende interamente dall’acqua che è la risorsa naturale più importante per assicurare la vita sul nostro pianeta. Circa il 70% della superficie terrestre è coperta di acqua ma il 97% di questa, è salata. Del rimanente 3% soltanto una parte infinitesimale, meno dell’1% è utilizzabile per le attività umane, mentre il resto si trova nei ghiacciai. Per fortuna non la si può si può distruggere perché, evaporando, ricade sulla Terra sotto forma di pioggia e torna ai mari per mezzo dei fiumi. Data la sua importanza, da diversi anni è stata istituita la Giornata Mondiale dell’acqua, stimolando l’umanità alla ricerca di soluzioni naturali per recuperarla perché è e rimane una risorsa limitata. L’uomo può usufruirne in piccolissima quantità e non dappertutto alla stessa maniera: ben il 29% dell’umanità non ha a disposizione acqua sicura da bere. Si verificano situazioni paradossali come ad esempio in Brasile, che pur possedendo le maggiori riserve idriche del pianeta, oltre 48 milioni di persone vivono in condizioni di estrema siccità con campi agricoli aridi e con i rubinetti a secco quasi sempre a secco.
Quanto illustrato fin qui, bene o male la maggior parte delle persone lo conosce per averlo letto, sentito o appreso dalle trasmissioni divulgative a carattere scientifico che i media mettono a disposizione in modo sempre più preciso ed accurato.
Ciò che quasi nessuno conosce, se non chi si occupa dello studio approfondito dell’acqua dal punto di vista chimico/fisico, è quel fenomeno che va sotto il nome di “Comportamento anomalo dell’acqua”.
Oltre agli infiniti pregi sopra detti, è proprio questo comportamento fisico che da sempre assicura la continuità della vita nei fiumi, nei laghi e nei mari e, di riflesso, sull’intero globo. In cosa consiste. Tutti sanno che una qualsiasi sostanza, se riscaldata, si dilata aumentando il suo volume e diminuendo la densità, se raffreddata fa l’esatto contrario. Per l’acqua non è così. Essa ha la massima densità a 4° centigradi e, sia che venga riscaldata che raffreddata rispetto ai 4°C, aumenta di volume, si “gonfia”. Mentre ciò e logico per il riscaldamento ( basti pensare a quanto sbuffa una pentola sul fuoco per l’emissione di vapore), non lo è altrettanto se raffreddata. Eppure è così: sottoponendola a temperature più basse anziché contrarsi di volume, si dilata e quindi, divenuta ghiaccio, galleggia. Comportamento unico ed anomalo dal punto di vista fisico ma miracoloso per l’aspetto naturalistico: se seguisse le regole canoniche, concentrandosi, il ghiaccio dovrebbe affondare e quindi non permetterebbe nessuna forma di vita nei fiumi, nei laghi, nei mari. E scusate se è poco.
Renato Rosciarelli

 

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