Farmaci, aumenta il consumo di antidepressivi.
Categoria: PsicologiaIn crescita il consumo di antidepressivi da parte degli italiani: il dato è in aumento del 4,5% rispetto al 2004. Questo tipo di farmaci è usato soprattutto dalle donne e, secondo gli esperti, il fenomeno è legato alle conseguenze della crisi economica. E nel 2020, ha avvertito il direttore generale dell’Agenzia del farmaco (Aifa), Luca Pani, “la depressione, dopo le malattie cardiovascolari, sarà la patologia responsabile della perdita del più elevato numero di anni di vita attiva e in buona salute”. E’ la fotografia scattata dal rapporto “L’uso dei farmaci in Italia”, realizzato dall’Osservatorio sull’impiego dei medicinali di Aifa.
L’aumento dell’utilizzo di antidepressivi si colloca in un contesto di sostanziale stabilità nella spesa di farmaci in generale, che si attesta a quota 25,5 miliardi di euro. Mentre la spesa farmaceutica territoriale complessiva è in riduzione rispetto all’anno precedente del 5,6%, quella effettuata delle strutture sanitarie pubbliche nel 2012 ha registrato un aumento +12,6% rispetto al 2011. Le dosi giornaliere di medicinali prescritti sono aumentate del 2,3% rispetto al 2011: ogni italiano ha consumato 30 confezioni di farmaci nel 2012, spendendo in media 430 euro. Diminuisce invece l’utilizzo di antibiotici, anche se in una percentuale consistente si continua a farne un cattivo uso impiegandoli anche laddove non necessari: l’impiego inappropriato di tali farmaci supera il 20% in tutte le condizioni cliniche, ma al contempo si registra una diminuzione del 6,1% nei consumi rispetto al 2011. il dato stabile nella spesa per acquistare medicinali è stato commentato dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: “Nonostante l’aumento del consumo di farmaci, la spesa farmaceutica è rimasta sotto controllo. Questo – ha spiegato – grazie ad una maggior appropriatezza nella prescrizione, ma anche all’immissione di farmaci a brevetto scaduto e di generici”. Tuttavia, ha rilevato, “c’è ancora forte disomogeneità tra le regioni e bisogna ancora lavorare per una maggior appropriatezza delle prescrizioni”.