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ESCHE: BIGATTINI E CASTER, SEMPRE VINCENTI.

Categoria: Sport
ESCHE: BIGATTINI E CASTER, SEMPRE VINCENTI.

La mosca carnaria (Sarcophaga carnaria)è un dittero della famiglia delle Sarcophagidae.
La sua larva, detta bigattino, ma anche cagnotto, gianin, bachino o baco del sego, è di colore chiaro e raggiunge pochi millimetri di lunghezza. Si nutre della carne in decomposizione finché non subisce un profonda metamorfosi, racchiudendosi in un bozzolo di colore più o meno scuro, la pupa, che tra i pescatori prende il nume di caster. Da questo bozzolo, dopo un certo numero di giorni, che variano con il variare della temperatura, esce la mosca adulta.
Il bigattino è molto apprezzato come esca da tutti i pescatori sportivi, specialmente nella pesca da terra, sia in mare che nelle acque dolci, anche per la sua longevità, oltre che per la sua appetibilità da parte di molte specie di pesci e per il suo prezzo alla portata di tutti. Il suo impiego però è spesso avversato dalle autorità portuali e da una frangia di pescatori, soprattutto per le dicerie dovute principalmente a scarsa conoscenza in materia. Vediamo i pareri delle due opposte fazioni. A difenderlo vi sono coloro che la considerano esca principe e quindi la usano manipolandola in tutte le operazioni di pesca come avviene con tutte le altre esche. Ad avversarlo vi sono quelli, anche tra i pescatori sportivi, che non sopportano quella massa brulicante e non riescono a mettervi le mani e la considerano igienicamente pericolosa.
Per fare chiarezza, da ricerche spesso ripetute sembra che esso non sia un agente eziologico di particolari malattie e la massa di batteri ad esso collegata è all’incirca la stessa di molte altre esche ( si pensi ad esempio ai i lombrichi che vivono anch’essi immersi nella materia organica di qualsiasi origine che provvedono a trasformare in humus o alle sanguisughe che si trovano a loro agio anche in acque fortemente inquinate). Emettono, è vero, forti esalazioni di ammoniaca, ma prove sperimentali di laboratorio hanno dimostrato che producano un secreto che li rende immuni e che sterilizzi la materia organica nella quale si sviluppano per un discreto spazio circostante.
Alcuni che lo avversano sostengono che i bigattini lanciati in acqua per mezzo di una fionda o con la pasturazione attacchino la fauna ittica ma questa è solo una diceria in quanto si nutrono esclusivamente di animali morti e non sopravvivono a lungo in un ambiente che non è il loro, specialmente in acqua salata!
Esistono delle ricerche, curate dall’Associazione Nazionale dei Produttori e Rivenditore di Esche con il conforto dell’Istituto di Zoocolture dell’Università di Bologna, effettuate sui pesci di allevamento alimentati, in vasche separate, con la farina di pesce l’una e con bigattini l’altra. Tali ricerche non hanno evidenziato particolari differenze tra le due vasche sia in termini di inquinamento dell’acqua, che di infezioni da Saprolegna (malattia cutanea che insorge sulla pelle in seguito a lesioni od abrasioni), che di mortalità ordinaria.
Oltre ai bigattini usati allo stato larvale, un uso molto diffuso viene effettuato con quelli ormai racchiusi in un bozzolo, i caster che si presentano con varie tonalità di marrone e che più sono scuri, più sono vicini alla schiusa dell’insetto. In ogni caso quelli più prossimi al colore arancione sono più pesanti ed affondano più rapidamente, quelli più scuri invece tendono a galleggiare. Sono graditi da molte specie di pesci ed in particolare dai cavedani e dalle Bremes sia mescolati alle pasture che innescati; in questo caso occorrono ami molto affilati, data la loro delicatezza ed il rischio che possano rompersi, vanificando quindi la loro efficacia nelle abboccate.
Sono le esche più adatte ad essere mescolate alla pastura perché costituiscono un alimento molto ricco di proteine e quindi molto gradite ai pinnuti ed essendo immobili non rompono la pastura quando viene lanciata o prima che arrivi sul fondo.
Alcuni pescatori tendono a schiacciarli liberando le sostanze in essi contenuti ed aumentando l’attrattività della pastura la quale, giunta sul fondo, libera i gusci che in risalita richiamano i pesci. Nella pesca a fondo (feeder) spesso risulta vincente l’accoppiata caster e vermi innescati contemporaneamente.
Il caster è performante per quasi tutte le specie di pesci d’acqua dolce che sono abituati a nutrirsene di continuo dato il grande uso che ne viene fatto dai pescatori sportivi.

Renato Rosciarelli

 

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