PESCA IN MARE AI CEFALOPODI.
Categoria: SportLa pesca ai calamari e alle seppie sta prendendo sempre più piede e di conseguenza si evolve tecnicamente. Un numero sempre maggiore di amanti dello spinning si stanno dedicando all’Egi Fishing, anche detta più semplicemente pesca al calamaro o eging .
Si tratta di una tecnica a lancio che ha origini molto antiche e mira alla ricerca ed alla cattura dei Cefalopodi per mezzo di esche finte. E’ tra le più esercitate nel nostro paese specialmente nel periodo invernale e permette di insidiare seppie, totani e calamari e talora anche qualche bel polpo.
Le esche più usate sono le “egi”, conosciute da tutti come “totanare”e che ricordano la forma di un gambero, con un piombo situato presso la testa e che le fa affondare in funzione del loro peso. Le prime totanare erano più sofisticate delle attuali in quanto erano rivestite da tessuto di seta e colorate con delle vernici fluorescenti.
Le più recenti portano dei colori sgargianti ed un rivestimento di materiale sintetico che si riscalda facilmente e che attrae i cefalopodi con tiepide emanazioni di calore che ne facilitano l’individuazione. In ogni caso sono provviste nella parte posteriore di un cestello, una coroncina di piccoli aghi nei quali le prede rimangono impigliate con i tentacoli avvicinando l’esca alla bocca.
Attrezzature
Per praticare questo tipo di pesca si utilizzano delle attrezzature ad hoc; le canne in genere vanno da 2 metri a 2,5 metri, con una potenza di lancio e ad azione lineare, e con anelli abbastanza ravvicinati che limitano la formazione di parrucche di filo durante il lancio.
Sono attrezzi ad azione morbida che permettono di ferrare il cefalopode in modo molto preciso impedendo che le carni si strappino nel suo tentativo di liberarsi. Il mulinello, in genere a frizione anteriore e con recupero molto lento, andrebbe preferibilmente caricato con un multi fibra sottile che permetta di avvertire facilmente la presenza della preda. Il terminale deve essere rigorosamente in fluorocarbon di diametro intorno allo 0,26.
La tecnica dalla riva
La tecnica di recupero consiste nel lanciare l’esca ed attender che raggiunga il fondo, dopodiché si imprimono alla lenza due forti strattoni (jerkate in linguaggio tecnico) a salire, si aspetta un po’ e si ripete l’operazione.
Quando ci si accorge, dalla resistenza aumentata, che la preda ha afferrato l’artificiale con i tentacoli, si deve ferrare con decisione per favorire la penetrazione degli aghi.
Il suo recupero deve essere accurato e non violento e possibilmente va guadinata perché la fase più delicata è quando viene sollevata dalla superficie del mare.
La tecnica dalla barca
Dalla barca le totanare descritte sopra vanno bene per i tre tipi di cefalopodi che si cerca di catturare, ma per le seppie si debbono usare quelle con peso maggiore perché esse stazionano prevalentemente sul fondo marino e quindi lì vanno insidiate; i calamari, invece, quando sono in caccia si muovono in direzione verticale e quindi la totanara va fatta scendere verso il fondo.
Il periodo di pesca migliore è l’autunno e per le seppie anche la primavera, fascia temporale durante la quale si portano a basse profondità per la riproduzione anche se i cefalopodi in genere stazionano nei nostri mari per tutto l’anno e lo sanno bene coloro che praticano la traina con la seppia viva che sono costantemente in contatto con i pescatori di professione per farsele fornire. Si può dire che per l’eging il periodo migliore va da ottobre/novembre a tutto gennaio.
I calamari possono essere catturati anche di giorno, ma il momento migliore rimane la notte.
Le esche da EGI sono disponibili in diverse misure dai 7 agli 11 cm con pesi che vanno da 10 a 20 grammi circa.
Per i calamari i fondali ideali sembrano essere quelli sabbiosi ma con qualche poseidonia e delle rocce sparse qua e là.
Dove è consentito, molto favorevoli alla loro cattura notturna sono i porti nei quali le luci attraggono i piccoli pesci dei quali i calamari si nutrono prevalentemente.
Come detto, le esche in genere sono rivestite con materiali molto sgargianti che polarizzano i raggi UV diventando più visibili, anche con acque non perfettamente limpide, specie per le seppie.
Queste ultime possono facilmente risalire verso l’alto o sprofondare nella sabbia, rimanendovi in agguato, grazie al loro “osso” costituito da carbonato di calcio molto poroso che può essere svuotato o riempito di acqua a seconda del loro stazionamento, allo stesso modo della vescica natatoria dei pesci. Ecco perché di solito vengono catturate raschiando il fondo con l’artificiale.
Sono animali molto veloci nel nuoto ed effettuano degli scatti fulminei per aggredire la preda, quali gamberi, pesci, granchi ed ogni tipo di essere vivente alla loro portata; nel periodo riproduttivo sono ancora più aggressive, per questo ce le ritroviamo appese alla lenza in un attimo e questo le rende ancora più affascinanti.
Renato Rosciarelli