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CORBARA, dalle origini ai giorni nostri.

Categoria: Sport
CORBARA, dalle origini ai giorni nostri.

Prima di parlare di Corbara, vo­gliamo far onore alle capacità tec­niche ed alla lungimiranza dell’in­gegner Aldo Netti il quale alla fine dell’Ottocento costruì in molte zone dell’Umbria e del Lazio numerosis­sime centraline idroelettriche, rivo­luzionarie per i tempi, ed inoltre, da grande progettista, già nei primi anni del ‘900 aveva ipotizzato di co­struire una diga sul Tevere ed ave­va perfettamente individuato il sito odierno dello sbarramento nonché il percorso che avrebbe dovuto se­guire la galleria di alimentazione delle turbine ed anche il luogo in cui le acque sarebbero dovute ri­tornare nel Tevere, dopo un per­corso di 4500 metri, nei pressi del fosso di San Lorenzo, prospiciente la stazione ferroviaria di Castiglio­ne in Teverina, come avviene oggi. Il bacino di Corbara è quindi stato realizzato sbarrando il fiume Teve­re all’altezza della frazione da cui prende il nome ed insiste sul Comu­ne di Orvieto con la sponda destra e su quello di Baschi con la sinistra e si trova a circa 3 Km dalla con­fluenza con il Paglia; in quel trat­to, dismesso, e che viene percorso dalle acque solo in caso di apertura della diga, il fiume prende il nome di “Tevere Morto”. Il lago è oggi in­serito nel Parco Fluviale del Tevere e costituisce un interessante ecotopo che ospita numerose specie animali e vegetali. La vallata ora sommer­sa ospitava numerose abitazioni di contadini che furono costretti ad abbandonarle. Diversi anni fa rac­cogliemmo testimonianze di vita di una famiglia la cui abitazione era situata sulla sponda sinistra nei pressi del Centro Remiero di Ba­schi; ci raccontarono, tra l’altro dei disagi che incontravano per recarsi dall’altra parte non essendoci pon­ti nel raggio di molti chilometri: lo facevano con un “barchetto” aiutan­dosi con una corda messa di traver­so rispetto al fiume. Quando questo era in piena, i giovanotti che, incu­ranti del pericolo volevano recarsi per ovvi motivi sulla sponda destra, per rassicurare i familiari dopo la traversata, facevano segnali con dei tizzoni accesi che si erano por­tati appresso. La ditta Ansaldo ha costruito la diga, lunga circa 641 metri, iniziando i lavori nel 1959 e consegnandoli nel 1963 ; è sta­to creato un invaso di circa 200 milioni di metri cubi di acqua con una profondità di 30/40 metri ed una superficie di oltre 10 chilome­tri quadrati. Nella parte a monte il lago va restringendosi fino a tro­varsi imprigionato nelle profonde gole denominate “Gole del Forello”, molto suggestive, formate in preva­lenza da materiale calcareo che nel sottosuolo, tipico dei paesaggi car­sici, ospita profonde grotte visitate dagli speleologi. Quando il lago è al massimo del livello si può navi­gare sulle sue acque con piccole imbarcazioni e si può arrivare fino al bivio di Casemasce, poco prima della città di Todi. Lo sbarramento è di tipo misto, in parte in calcestruz­zo ed in parte in terrapieno. Il pri­mo, nella parte centrale, ospita cin­que paratoie che vengono aperte in caso di sovrabbondanza di acqua per le piene del fiume e si forma una spettacolare cascata seguita da una specie di trampolino che la fa prima salire e poi precipitare con gran fragore allagando la strada sottostante che porta a Corbara; in questi casi i veicoli vengono fatti transitare sulla sommità della diga. La parte in terrapieno trova giu­stificazione nel fatto che in quella zona il terreno risultava meno sta­bile rispetto a quello dell’alveo del fiume e quindi questa tipologia di sbarramento era meglio in grado di assecondare eventuali movimen­ti del sottosuolo, senza lesionarsi. Fu invece proprio la parte in calce­struzzo che dopo un po’ di tempo, negli anni ’70, presentò dei segni preoccupanti che indussero i tecnici ad abbassare significativamente il livello delle acque che rimase tale per molto tempo. Nella parte a val­le del terrapieno furono ripristinati i prefabbricati che erano serviti alla costruzione e vi tornarono tecnici ed operai che provvidero al consolida­mento dei conci in calcestruzzo do­tandoli di massicci contrafforti che sono ben visibili. La parte relativa alla produzione di corrente elettrica è formata da due turbine da 62500 KWA che conferiscono all’impianto una capacità nominale di 86MWh e consentono una produzione di circa 220 milioni di KWh all’anno. Purtroppo i segni dell’età si fanno vedere anche su questo lago che, essendo artificiale, si sta lentamente riempiendo con i detriti portati dal fiume e, nei periodi di magra a val­le del Forello, si nota questo feno­meno, ben visibile dalle foto aeree. Si tratta comunque della parte più stretta, nelle parti più estese la pro­fondità delle acque è ancora di tut­to rispetto; Corbara è sempre stato pescoso con abbondanza di carpe, carassi, pesci gatto, sandre, ecc., ma da alcuni anni si sta assistendo ad un incremento della pescosità con abbondanti catture di bremes e gardons, quindi è in aumento l’ap­prezzamento da parte di pescatori che praticano l’agonismo. Oggi ri­sulta essere uno dei migliori campi gara d’Italia e su di esso si disputa­no alcune prove di Campionati di serie A/4 ed A/5 di serie B, oltre a trofei di serie minore. Nel 2015, oltre alle prove suddette, ha ospi­tato le 2^ semifinale nazionale di Feeder e per il 2016 si prevedono gare ad altissimo livello, forse un mondiale di Feeder e il CSI, Cam­pionato italiano a squadre che ha sostituito il Trofeo di Eccellenza.

Manifestazioni così numerose e di così alto livello, come accade già oggi, non potranno che apportare un grosso contributo all’economia locale, visto che in questi casi le strutture ricettive del comprensorio fanno registrare spesso il tutto esau­rito per la gran massa di persone coinvolte dall’agonismo “importan­te”, dai garisti, ai loro accompagna­tori, agli osservatori, agli interessati. Tutto questo grazie a Corbara.

Renato Rosciarelli

 

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